venerdì 24 maggio 2013

Giusto per rendere l'idea


Mi ricollego al post precedente. Avendo lavorato in un call center, so benissimo lo stress e la pressione a cui si è sottoposti, per questo cerco di rispondere sempre educatamente tenendo a bada la mia acidità naturale. A volte però accade che le telefonate si concentrino nella stessa fascia oraria per cui, in un’ora mi trovo a rispondere a 6 chiamate da parte di call center, a parte quelle lavorative. Capirete quindi che la pazienza va scemando, soprattutto se chi c’è dall'altra parte non coglie subito il messaggio e persiste nel chiamare…

Nota società di telefonia con cui il mio capo aveva una decina di contratti, era una specie di cliente speciale, l’hanno perso perché lo hanno fregato su una promozione e lui ha disdetto tutte le decine di contratti attivi. Ogni tanto provano a cercarlo:
“Buonasera, sono Milvia della ChiamaGratis, volevo parlare col Sig. CapoDeCapis”
“Non c’è”
“E dov’è?”
“E’ morto”
Click.

Altra arcinota compagnia telefonica dalle idee un po’ confuse:
“Buongiorno, sono Mario di Telecongo, volevamo propor
“Siamo già vostri clienti”
“Ah, scusi, non lo sapevo”
Click.

Arcinotissima compagnia di telefonia cellulare:
“Salve, sono Sabrina della Promophone, volevo propor
“Non mi interessa”
“Ma non sa nemmeno cosa volevo proporle!”
“So che non mi interessa e mi basta”
Click.

Sembrerà incredibile ma
“Buongiorno, so che non ve ne occupate, ma volevo sapere se vi poteva interessare l’acquisto di mozzarelle di bufala campana!”
“…è uno scherzo?”
“No no, chiamo da un caseificio e stavamo pensando ad una vendita a distanza, siete interessati??”
“No no, assolutamente!”
“Nemmeno lei? Non le piacerebbe una burrata?”
“Sono a dieta”
Click.

Anni fa avevamo un appalto con una società che forniva acqua a domicilio. Una volta mi accapigliai telefonicamente con un’operatrice della società perché avevamo fissato un appuntamento per la consegna a cui io non mi feci trovare perché, mezz'ora prima, un operaio aveva avuto un infortunio sul lavoro e io ero in ospedale con lui. Nemmeno mi ricordai che c’era questa consegna altrimenti avrei chiamato immediatamente per disdire. In compenso, quando tornai in ufficio, trovai un messaggio sulla segreteria telefonica delirante in cui l’operatrice mi accusava di averla ingannata usando toni allucinanti (l'importo della consegna era di 30 euro circa). Io ero ancora provata dall'incidente e la richiamai…fu il caos.
Dopo due anni riconosco la sua voce al telefono:
“Buongiorno, sono Maria della Bevitelatu, ho visto che siete nostri clienti e che non acquistate da un po’. Non mi dica che non avete ancora finito l’acqua che vi abbiamo portato, he he”
“E invece glielo dico!”
“Mi prende in giro?”
“No, assolutamente. Cosa glielo fa pensare?”
“Mi sembra…comunque, volete ordinare?”
“No, non siamo interessati”
“Non bevete più?”
“No, abbiamo smesso. Addio.”
Click.

Nota società che si occupa di igiene dentale che chiama, ogni santo giorno che dio manda in terra, sul cellulare aziendale per fissarmi un appuntamento personale (non richiesto). Ogni santo giorno che dio manda in terra, rispondo che non sono interessata, che sono a lavoro e che non voglio rubare del tempo per capire cosa propongono (tanto la solfa è sempre quella). Immancabilmente continuano a chiamare in orario d’ufficio. All'ennesima:
“Pronto!”
“Buongiorno, sono Pino di Cavadent, la chiam
“Scusi se la interrompo, ma ho già detto a qualche decina dei suoi colleghi che non sono interessata e che questo è un cellulare aziendale che dovete cancellare dai vostri archivi”
“Ah…ok. Allora la chiamavo per proporle una vis
“Ha capito quello che le ho detto???”
“…isita gratuita presso i nostri centri!”
“Ho da fare, addio
“Quando posso richiamarla?”
“MAI”
Clik

Momento di depressione, mi chiama un operatore a cui concedo una chance.
“Buonasera, sono Gino di Telecoma, volevo proporle quest’offerta irrinunciab
“Mi manda un email col dettaglio? Così me la guardo e le faccio sapere”
“Subito, buonasera!”
La mattina dopo.
La mattina più sbagliata che potesse esserci. Il capo mi stava comunicando la data in cui l’impresa avrebbe ufficialmente chiuso, con conseguente mio licenziamento. Nel mentre della discussione, tra urla e pianti (del capo), squilla il telefono.
“Buongiorno, sono Gino di Telecoma, ci siamo sentiti ier
“Non è ora il momento. Buongiorno”
E lui che fa?
Richiama. Nel mentre il capo continuava a sbraitare.
“Buongiorno, sono Gino di Telecoma, si ricorda che
“Le ho detto che ora non è il momento. Buongiorno”
Richiama.
“Buongiorno, sono Gi
“Quale parola di “ora non è il momento” non ha capito??? La smetta, ‘@zzo!”
Dopo due giorni, ricevo questa telefonata:
“Salve, sono il responsabile del servizio Telecoma, chiamavo a proposito della chiamata che le ha fatto un nostro operatore”
“Sì, ricordo, mi scuso per essere stata scortese ma
“Eh, molto scortese, non si fa!”
Il ph scende precipitosamente:“E’ vero, sono stata molto scortese!!! Ma dall'altra parte ci vorrebbe un minimo di intelligenza per capire quando è il caso di smetterla!! Ad esempio, io la finirei qui. Buongiorno!”
Tanto ormai sapeva che ero scortese, non credo di averlo sorpreso più di tanto!

Occhio a chi telefonate, potrei rispondere io!

martedì 21 maggio 2013

Dove sono quando non ci sono



E poi ti chiedono: “Perché hai abbandonato il blog? Possibile che non trovi dieci minuti di tempo per aggiornarlo?”
E allora ti soffermi a pensare ad una giornata tipo in un’azienda in crisi di cui sei l’unico dipendente.
C’è l’inquietante problema del telefono che squilla in continuazione:la mattina arrivi, infili la chiave nella toppa e, come se fosse scattato un segnale, il telefono inizia a trillare come se non ci fosse un domani per conversazioni che spesso hanno questo tono: 
“No, non ci interessa cambiare piano telefonico, no nemmeno il contratto utenze, no non abbiamo bisogno di un esorcista, no non le vogliamo le mozzarelle a domicilio, non vogliamo proprio nulla, aiutoooo” 
Per non parlare di quando ti scappa la pipì, arrivi in bagno, ti slacci i calzoni e il telefono ricomincia a squillare.  Allora, se ti senti in vena, tiri su i pantaloni e corri a rispondere 
per un “No, non compriamo niente!” oppure ti tappi le orecchie e ti concedi un minuto di pausa, tanto è sicuramente il solito imbonitore, telefonico, per poi sentirti dire dal capo: “Il notaio mi ha detto che ha chiamato ma non ha risposto nessuno!”.
Ettipareva.
Vogliamo poi parlare di quando provi a mangiare qualcosa e in quel mentre citofona il postino, il 
corriere, l’ascensorista, qualcuno che ha sbagliato, oltre ovviamente al telefono che squilla, sia chiaro.
Io non mastico, inghiotto bocconi tra una rottura e l’altra.
Eh, ma non mi limito solo ad addomesticare telefoni e citofoni, sia chiaro!

Impiego anche il mio tempo in lavori importanti da fare che, come la legge di Murphy insegna,  immancabilmente, 

  • ti affidano a ridosso della scadenza così che tu debba nutrirti di ansia finché non hai finito;
  • per cui avresti bisogno di una consulenza ma visto che il consulente non lavora a gratis ti inventi telefonate di finta cordialità nella speranza di spillare qualche suggerimento
  • per cui avresti bisogno di silenzio assoluto di concentrazione ma il telefono continua a squillare, il citofono a cicalare e, se proprio non dovesse bastare, c’è sempre l’omino delle pulizie che con un “disturbo signò?” attacca una tiritera che non finisce più perché non ci sono più i detergenti di una volta.
E non dimentichiamo le sedute col capo che alterna, poverino, stati depressivi-suicidi a stati aggressivi-omicidi. Ed essendo io, proprio io (che culo, eh!) l’unica fortunata ad essere presente a studio, mi sorbisco dei pipponi immensi, talmente grandi che me li porto pure a casa per finirmeli comodamente mentre dormo sotto forma di incubi e affini. 
Per non parlare dei cazziatoni random immotivati a cui, ho imparato, posso rispondere solo con un cenno della testa e con un melanconico “avete ragione” , pensando in cuor mio che “un giorno di ordinaria follia” non è solo il titolo di un film, ma una realtà non troppo lontana.


Vi stupirei se vi dicessi in quante puntate si può mangiare un panino!
Eppure tutto ciò mi mancherà.
Il tempo è passato e la data di uscita di scena è sempre più vicina.
Riuscirò ad abituarmi ai silenzi della mia casa, al sorriso di mio marito, al cinguettare degli uccelli?
Riuscirò a vivere senza lo squillare continuo del telefono? La mia vescica riuscirà a rilassarsi?
L’ansia è l’unica cosa che non mi mancherà.
Senza stipendio, inizierà una dura lotta: banca, non avrai mai la mia casa!

Giusto per rendere l'idea: post scritto dal 10/05 ad oggi, con varie interruzioni. Telefoniche, ovviamente.