sabato 31 ottobre 2009

Cave canem


Cosa c'è di più crudele e sadico dell'avere la possibilità di creare qualcosa a proprio piacimento e decidere di fare un finocchio con 9 Kcal per 100g e una cioccolata con più di 500...
Che il Creatore fosse vegano lo sospettavo già dal tempo in cui mi raccontarono che si arrabbiò di brutto per il furto di un frutto.
Frutto che, mangiato, diede la consapevolezza della nudità.
E di lì seguì tutto l'amba aradan che ci porta alle quotidiane psicosi. Aperti gli occhi alla nudità, l'uomo si accorse del potere della patata, mentre la donna scoprì la cellulite e dannò la sua esistenza, di generazione in generazione, in una lotta costante contro i grassi.
Morale della favola: certi alimenti costano un'ira di dio.

giovedì 29 ottobre 2009

Parquet, parce que...



Sono giorni, tanti giorni, troppi giorni che ti aspetto.
Ogni giorno sei per strada, stai girando l'angolo, stai lì lì per arrivare, stai salendo le scale e poi o smetti di rispondere al telefono oppure disdici causa impegni improvvisi e inderogabili.
Solo ieri sera avevi giurato e spergiurato che saresti venuto alle 8. Te l'ho chiesto se eri sicuro. Ti ho detto che per me era un problema esserci alle 8 ma che se mi assicuravi che saresti venuto io ci sarei stata. Hai risposto quasi risentito "certo che ci sarò!"
E certo che non ci sei stato, 'tacci tua.
Ti ho chiamato alle 9 e stavi parcheggiando...alle 10.30 hai citofonato. Io ti ho guardato come una Medusa incazzata e ti ho sibilato "Meglio che non ti dico nulla..." e tu, beffardo finto imbarazzato, hai risposto: "meglio di no".
Sei salito e dopo mezz'ora che grattavi il parquet mi hai detto: "mi assento mezz'ora, ho dimenticato un arnese e devo andare a prenderlo in cantiere. Mezz'ora e sto qui."
E ovviamente non ci sei stato, ari'tacci tua.
Alle 13 ti ho chiamato e "Ti dico solo che tra mezz'ora vado via e che hai ancora i tuoi attrezzi qui. E il lavoro da finire ovviamente". Tu sorpreso hai biascicato un "Ok".
Sei arrivato dieci minuti dopo con tuo figlio dicendo che avevi avuto un lavoro urgente in cantiere. Credi davvero che anche solo uno dei miei neuroni possa credere che in cantiere con te c'è anche tuo figlio di, diciamo, circa 7 anni a voler essere generosi.
Non crederci e lavora. 'tacci tua.

martedì 27 ottobre 2009

Vuoti a perdere

A volte ci ripenso, sai? Quante risate che ci siamo fatti. Ricordo le lacrime agli occhi per il troppo ridere, i denti in mostra, gli occhi lucenti. Gli addominali sussultavano come mai nessuna palestra era stata in grado di fare.
Se chiudo gli occhi e mi concentro bene mi sembra di rivederti: la testa appena rovesciata mentre l'allegria esplodeva improvvisa e tu tentavi di dire, soffocando nel troppo ridere, "Scema!" che era un invito non certo velato per dirmi "Ancora!".
Poi qualcosa è cambiato. Un che d'indefinibile. Come fanno le foglie quando stanno lì verdi e lucenti e, d'improvviso, decidono di vestirsi d'oro e lasciarsi andare al vento. E così tu.
Hai indossato una maschera insolita - o forse hai solo tolto quella che io conoscevo - un bel mantello dorato cosparso di stelle e hai preso il primo vento che passava di lì. Ricordo che per un po' abbiamo fatto finta di nulla. Non capivo se fingessimo di essere quelli di prima o recitassimo male il nuovo ruolo. Scusami ma i ricordi più recenti sono abbastanza confusi, un fumo di occhi occhi spenti, di sorrisi tirati. La mia memoria non è più quella di una volta, tende a dimenticare. Sopratutto quello che fa male.

lunedì 26 ottobre 2009

Professione trottola


Sono sempre in giro, sempre in corsa dietro qualcosa.

Come  una qualsiasi trottola di buona famiglia,  appena posso ciondolo pesantemente e, appesa la cordicella al chiodo, mi concedo lunghi periodi di rilassatezza e apatia. Finchè...
Finchè qualcuno non ricorda che oltre a rotolare sono in grado di girare vorticosamente attorno me stessa e di produrre a basso costo gesta che hanno del miracoloso. E quindi via di cordicella e ricomincio a roteare furiosamente per la città, per gli uffici, tra le persone...
Ammetto che sotto pressione riesco a produrre molto ma non posso negare che i periodi in cui cerco di recuperare le forze diventano sfiancanti, più di quelli lavorativi. E con questa mia, vengo qui a chiedere  perdono per la lunga assenza. Abbiate pietà di questa nottolina di legno che gira gira gira e si ferma solo per far girare le OO a chi le sta intorno.

mercoledì 21 ottobre 2009

CULtura

Ci sono nel creato cose così perfette e meravigliose che non è difficile capire lo sviluppo del panteismo e del concetto della dività in generale. Immaginate la perfezione di certe forme. La mia preferita è quella tonda e le sue infinite derivate. Immaginate una sfera: non ha inizio e non ha fine, non ha un orientamento, nessuno spigolo o vertice o chicchessia. E' tonda e basta. E pensate a tutte le cose rotonde che conoscete. Non vi danno un senso di sicurezza? Una palla, una mela, la luna.
Il concetto di tondo, per me, si associa sempre al concetto di sostanza. Se penso alla sfera immagino un qualcosa di corposo, di sostanzioso, di sodo. Penso infatti, complice il programma tv altamente cul-turale che sto seguendo mentre scrivo, alla perfetta sfericità di quel che vedo. Mi commuove vedere l'immagine cara a molti di questa rotondità infinita. Dilungo il pensiero e gli occhi su cotanta perfezione e penso a colui che ha permesso questa creazione: armato di un compasso virtuale ha disegnato il magnifico profilo, l'ha plasmato e l'ha posto lì al centro dell'universo degli uomini che hanno passato e passano la loro esistenza estenuati al desiderio di conquistarne sempre di più il territorio. Cacciati dall'Eden per un morso al pomo peccaminoso e destinati a perpetuare la bramosia della conquista e della conoscenza. Cosa non si farebbe per una bella fetta di culo.



Polvere di st@lle

Il tempo è fuggevole. Mi accorgo che i giorni passano silenziosi. Mi sembra di vivere in una dimensione ovattata in cui rimbalzo senza raccogliere mai nulla di fermo. A volte mi sento come se stessi buttando via qualcosa senza riuscire a definire bene cosa.
Le parole si accavallano sui pensieri che escono arzigogolati. Le dita inciampano sulla tastiera e la lingua si perde dietro il flusso di pensieri, parole ed omissioni che vorrebbero uscire. E' come se volessi sviluppare un algoritmo complesso con un computer imperfetto. Non riesco a star dietro a tutto quello che mi frulla nella testa e si shakera nel cuore.
Oggi è stata una giornata impegnativa sul lavoro, alle 6.30 ero già in ufficio. Mi ha telefonato mia madre e mi ha chiesto se ci dormissi in ditta. E per un attimo ho pensato: "perchè no?"

lunedì 19 ottobre 2009

A volte ritornano...ma anche no!


In questi giorni ho avuto molto da fare, tornavo a casa la sera esausta e non sono riuscita a dedicarmi i "miei dieci minuti" che mi portano qui a blaterare un po'. In compenso mi sono dedicata ad una tavoletta gianduia con nocciole interne del Piemonte.
Il tempo sembra sfuggirmi dalle dita come polvere finissima di una clessidra. In compenso la sfiga sembra avvolgermi come la cacca pestata di un cane il cui lezzo accompagna la scarpa infausta passo dopo passo.
Stamane mi sono svegliata alle cinque per andarmi a guadagnare qualche soldino...e solo due ore dopo lasciavo mezzo stipendio per strada: un camion ha perso un ciottolo che si è spiaccicato sulla mia povera macchinetta lesionando malamente il parabrezza. A causa delle condizioni del traffico non sono riuscita a fermare il mezzo e pare che, nonostante abbia preso il numero di targa, ho poche chance di ottenere il riconoscimento del danno.
Preventivo per la sostituzione: esattamente metà del mio stipendio. Bel colpo!
Per la prima volta in vita mia, mi si è chiuso lo stomaco. Sarà l'effetto della mancanza di fondi per la sopravvivenza per i prossimi giorni? chissà! alla bilancia l'ardua sentenza.

N.B. Nonostante le condizioni avverse oggi ho messo un'altro mattoncino sul mio progetto, sul nostro progetto. Chi l'ha dura la vince. E io ce l'ho dura...la testa.

mercoledì 14 ottobre 2009

Rimbalzi

Come tutte le volte che mi sento desolata, incremento il mio senso di non esserci con gesti e non gesti semplici ma efficaci.Smetto di curarmi, di pettinarmi, mi vesto alla bell'e meglio e solo per non esporre troppe oscenità rispetto a quelle che quotidianamente mando in giro. Smetto di nutrirmi e inizio a riempirmi. Quello che capita: dolce e salato, amaro e piccante, e non necessariamente in momenti diversi. Tutto ciò incrementa un senso di lassismo generale in tutte le sue accezioni negative. Per uscirne ho solo un sistema: arrivare a toccare il fondo. Solo allora riesco a trovare la forza/stimolo per darmi una spinta e risalire ritornando a condurre una vita decentemente normale.
I percorsi della mente sono strani, i miei tendono ad infognarsi facilmente.

lunedì 12 ottobre 2009

Un amico


Quando ti ho visto la prima volta sono rimasta folgorata dalla tua bellezza: eri un batuffolone di pelo tutto pepe, non stavi fermo un attimo!
Ero nella mia fase di adorazione della psicanalisi e volevo chiamarti Nietzsche o Freud. Mia madre voleva darti un nome assurdo, non ricordo quale, ma mamma lo sai bene che chiama tutti i cuccioli con nomi assurdi quindi non te ne meraviglierai. Mio fratello, appena decenne, voleva darti il nome di un supereroe del momento. Papà, democratico come sempre, decise di chiamarti Black.
Perchè Black?
Perchè è nero e ho deciso così!
Adoravi mio fratello, lo aspettavi tutte le mattine fuori la porta. Appena lo vedevi ti si illuminavano gli occhi e cominciavi a scodinzolare e per te non esisteva nessun altro che lui!
Eri il re della zona. Eri l'unico cane e spadroneggiavi su tutto. Ti ricordi quante piante hai sradicato? Mamma le piantava e tu le cavavi fuori e le portavi in giro orgoglioso a mo'di trofeo. E quanti palloni hai bucato? alla fine siamo stati costretti a farti giocare con le bottiglie vuote di plastica. Ne hai fatti di pasticci! Ma non dimentico certo che ogni giorno andavi a lavoro con Papà, gli tenevi compagnia tutto il tempo. E non dimentico quella volta che avevo paura di un serpente e tu l'hai preso per la coda e sbatacchiato da una parte all'altra!
Col tempo sei cresciuto e sono arrivati i gatti e altri cani che hai digerito a forza per quieto vivere ma non hai mai ceduto il tuo potere. Ti mettevi vicino le ciotole piene di cibo e si mangiava solo quando dicevi tu. E se non avevi fame ti sdraiavi sul cibo per evitare che gli altri mangiassero senza il tuo permesso. E così, per anni, ogni volta che davamo da mangiare a te e gli altri, uno di noi era costretto a controllare che tu permettessi a tutti di mangiare. Se arrivava un gioco nuovo dovevi essere il primo a provarlo. Se arrivava un estraneo erano gli altri a doverti avvisare. Se proprio ne valeva la pena ti alzavi pesantemente e ti avvicinavi al malcapitato con le fauci aperte: tutta scena, eri un attore nato!
Con l'età sono arrivati gli acciacchi. I pianti per i reumatismi e la paura dei "botti". Quest'ultima ti è stata risparmiata nell'ultimo anno da una sordità quasi totale. Purtroppo non sentivi più nemmeno le nostre voci ma percepivi la nostra presenza dalle carezze che sempre ti arrivavano. Da due anni camminavi a fatica ma ciò nonostante non hai mai deposto il tuo scettro. Hai sempre mantenuto la tua auterovolezza e il dominio del giardino in barba ai cani più giovani.
Negli ultimi giorni hai smesso di mangiare. Ha cominciato a far freddo e sono torntati a farsi sentire i reumatismi. Il veterinario dice che non può più aiutarti...Lo farà mio fratello, il tuo adorato. Ti terrà abbracciato mentre ti aiuterà ad addormentarti. Non avere paura, non farà male.
Ciao cucciolo.

domenica 11 ottobre 2009

1+1=0



Due mesi fa: lei ha 24 anni, lui 25. Hanno un avuto un bambino 6 mesi prima. Ha appena imparato a dire papà. Lui un giorno esce di casa per fare un giro. E non torna più. Lascia la sua vita su una striscia d'asfalto.
Due giorni fa: lei 47 anni, ha avuto una vita molto sfortunata fatta di una serie di bocconi amari da ingoiare. Sette anni fa incontra lui, 48 anni, e nasce l'Amore. Tra qualche giorno sarà pronta la casa in cui abiteranno con la loro enorme famiglia allargata e l'anno prossimo si sposeranno. O forse no.
Un malore improvviso, il ricovero, operato d'urgenza per rimuovere 9 cm di tumore al cervello. Ma non basta. Le radici del mostro sono ancora ancorate alla sua vita e se la succhieranno pian piano nel giro di un anno.
Come si sopporta un dolore che nasce così all'improvviso? Io non riesco a concepirlo.
E' un giorno come un altro, ti alzi, gli parli. Si decide cosa fare durante il giorno, si programma il weekend. E poi un fulmine intempestivo cancella tutto. Come se le nostre vite fossero un fumetto disegnato a matita, pronto per essere modificato o cancellato.
Al di là del dolore, è questa "imprevedibilità", ques'istantaneo potere che ha il destino di sconvolgerti la vita a lasciarmi basita.
Mi sento come se qualcuno volesse convincermi che dopo millenni di matematica, all'improvvisto, 1+1 smetta di far due e cominci ad esser zero. Non può essere! E' impossibile!

1+1= 1+ sqrt (1) =  1+ sqrt(-1x-1) = 1+ (ixi) = 1+ (-1)=0

venerdì 9 ottobre 2009

Peace & love

Non sono assolutamente preparata sul mondo politico ed economico che mi circonda. Tutto quel che so lo apprendo dalla radio, da internet e da poca tv. Inoltre non ho una spiccata intelligenza in ambito socio-politico e di sicuro non mi intendo di premi di Nobel. Anche perchè l'unico riconoscimento assegnatomi è stato un diploma di disegno quando avevo 7 anni. Tralascio il fatto che per consegnarmi questo diploma volessero appiopparmi un'enciclopedia e mio padre con la diplomazia di un caterpillar cacciò via tutti, diploma incluso.
Non me ne intendo assolutamente e le mie sono parole profane ma non riesco ad esimermi dal dire che i miei due neuroni cozzano un po' tra il concetto di pace e l'idea di un giovane di grandi speranze che non incontra il Dalai Lama per evitare problemi con la Cina. Io non ce l'ho con nessuno ma mi sembra un un'associazione un po' ardita.
Come direbbe mia nonna, l'ignorantità è una brutta bestia.


giovedì 8 ottobre 2009

Il Rasoio di Occam

L'aria è mite nonostante l'autunno sia già subentrato da qualche settimana. C'è silenzio. Ogni tanto qualche chiacchiericcio sale dal bar a scalfire questa quiete pesante e spessa come un muro. Gli occhi sono stanchi. Le mani pure. C'è così tanto da fare che a volte c'è imbarazzo nello scegliere la pratica da iniziare.
Non squilla il telefono e nessuno impreca. Per ora.
Il caffè è a disposizione in qualsiasi momento.
Ci sono tutte le condizioni per stare tranquilla. Eppure...
Eppure c'è un tarlo che mi rode dentro, mi lima pian piano. E non c'è nulla che riesca a fermalo.
Per quale strana legge della (psico)fisica non riesco a mantenere un equilibrio?

mercoledì 7 ottobre 2009

Capisc'ammè


"ehm...mi è arrivata una raccomandata..."
"..."
"c'è scritto che va ritirata all'ufficio postale..."
"..."
"ehm, io non lo so se ci posso andare..."
"hai un mese di tempo"
"eh ma io la mattina sono impegnato"
"la posta chiude alle 14"
"sì...eh, no perchè sono curioso di sapere cos'è...che potrebbe essere?"
"mah, chi può dirlo"
"ehm...ma non so chi mandarci, potrei fare una delega..."
"ecco, bravo mandaci tua sorella!"
"seee, lei non ci andrebbe mai...dovrei andarci io, ma io non posso, finisco alle 13.30"
"hai mezz'ora di tempo prima che chiuda, non è lontano"
"....ma non mi va di camminare"
"hai un mese di tempo, troverai un minuto libero"
"...ehm...potrei fare una delega..."
....
"la porto a papà?"
"ecco, bravo, portala a papà".

martedì 6 ottobre 2009

Scetate Carulì...

Alle 6.30 stavo caricando cessi sulla mia macchina per portarli in cantiere.
Alle 7.30 ero presso un grosso Cash&Carry. Dovevo acquistare un aggeggio che mi serviva in cantiere e avevo la tessera socio del capo. Entro, devo lasciare la borsa. Forse ancora intontita dal sonno non riuscivo a chiudere la cassettiera. Alla fine ci riesco. Entro nel negozio e...ritorno indietro: ho aperto e chiuso la cassettiera senza metterci nulla dentro, nemmeno la borsa. Finalmente lascio tutto, rientro nel negozio e...ritorno indietro: ho dimenticato di prendere almeno il portafoglio. Intontita fino al limite, mi accingo a varcare l'ingresso elettronico del negozio quando mi viene imposto un ALTOLA', SI QUALIFICHI!
"Qualificarmi in che senso?"
"Documenti e tessera socio, lei è il titolare?"
"No"
"Ha una delega?"
"Me l'ha mangiata il cane?"
"Le sequestro la tessera!"
"Noooo, la pregoooo! Devo prendere una cosa urgente, è importantissima, bla bla bla" e seguono suppliche con occhioni da cerbiatta atta ad impietosire la bionda cerbero che mi si poneva di fronte. Infine, impietosita più dal mio stato mentale che dalla mia supplica, mi permette l'accesso.
Nel negozio, data l'ora, c'erano solo grossisti, tutti uomini. Io portavo in braccio uno scatolone contenente l'aggeggio, loro portavano cofane di roba su carrelloni. Ce ne fosse stato uno che con un briciolo di cortesia mi abbia detto: "ha solo quello? passi pure". Seeeee, gli uomini ad una certa ora e in un certo settore sono di un trucidume unico.
Dopo mezz'ora arriva il mio turno alla cassa. E la rompo. Appoggio lo scatolone su un margine della cassa e se ne stacca un pezzo. Prima che la commessa riesca a voltarsi, con un calcio lesto, spedisco il pezzo lontano. Lei si volta e mi dice "tutto ok?" e io con un sorriso da imbonitore rispondo "perfettamente!"
Salgo in macchina e raggiungo il cantiere dove trovo gli operai impegnati a giocare a mortacci, un gioco in cui si insultano a vicenda tutti i discendenti passati, presenti e futuri.
Mi accorgo che mancano altri accessori e riparto per il giro mostruoso e aberrante dei centri commerciali. Un intera mattinata persa a portare scatoloni come un facchino dell'antico Egitto. Le spalle urlavano, le gambe si trascinavano per inerzia.
Arrivo in cantiere e mettiamo in opera gli accessori. Tutto finito, tutto pronto per la consegna dei lavori, mettiamo l'ultima vite e....un muratore buca un tubo dell'acqua!!
Avrei voluto sbattere la testa al muro. Ora si dovrà rompere, sostituire e ricostruire, mi cascavano le braccia...

Torno in ufficio, sono le 15 e ho fame, voglio pranzare. Al primo morso squilla in telefono, al secondo il citofono, al terzo di nuovo il citofono, al quarto rinuncio.
Apro la posta elettronica e scopro che una cosa a cui tenevo molto è stata trascurata. Allora affilo le unghie e ricomincio a bussare per ottenerla. Sono stanca e sfiduciata.
Poi è accaduto.
Qualcuno mi ha aperto gli occhi in un modo brusco e mi ha fatto ricordare che ogni secondo è imprevedibile e che quel che ho oggi può finire tranquillamente domani.

lunedì 5 ottobre 2009

Esci da questo corpo!


Ci sono dei giorni in cui un corpo è troppo piccolo per contenere tante personalità.
Quando tutto va bene ne vien fori una alla volta: come in una corsa a staffetta, la prima che arriva è quella che domina il gioco fino ad annoiarsi per poi cedere il testimone alla successiva più lesta.
Accade però, a volte, che in caso di pari merito, ci siano più personalità a coesistere. Lì nasce il dramma. Già capirmi è di per se complesso in condizioni normali, figuriamoci quando nel contempo ci sono altre due o tre me che fanno a cazzotti per ottenere ragione. E così può capitare che un noioso pomeriggio possa essere rovinato dall'accesa discussione interiore tra una me pigra fino all'indecenza e una me iperattiva che cerca di sopprimere la prima avvalendosi di sporchi mezzucci psicofisiologici degni di un terrorista. Come nelle peggiore delle riunioni di condominio nasce il dissidio interiore per la messa agli atti, per la votazione e per la speranza di un esito celere. Ma com'è noto, in tre si può decidere assai bene solo se uno è assente e l'altro non viene. E quindi il pomeriggio passa così tra una leggiucchiata ad un libro, qualche biscotto, tanta indecisione e con gli occhi supplici di chi chiede "ti prego, decidi per me..."


 P.S. Lo so che quando sei con me ti senti come se avessi tra le mani un cubo di Rubrik. Abbi pazienza, prima o poi ne scoprirai la soluzione.

venerdì 2 ottobre 2009

Com'è dura l'avventura... II parte


Sono tornata.
Sono stati due giorni pieni e impegnativi ma anche molto divertenti. Purtroppo per problemi di privacy non posso raccontare nel dettaglio molte cose e non immaginate cosa vi perdete!!!
Partenza all'alba di mercoledì. Arrivata a Quelpostolì dopo un viaggio su di un mezzo che somigliava fin troppo ad una cella frigorifera, ho incontrato il capo cantiere che era venuto a prendermi. Non cambia mai. Sempre incazzato nero e sempre a brontolare come una pentola di fagioli. Fa paura a chi non lo conosce, ma fa ridere chi sa distinguere la sua rabbia vera da quella "da scena". In cantiere nonostante le decine di operai e le ditte a lavoro si sente solo lui, sempre ad urlare, sempre contro qualcuno. Ha l'ugola d'oro degna d'un Pavarotti de noantri!
In "istituto", nonostante le severissime regole vigenti, è riuscito ad entrare in amicizia con chiunque, sfanculando tutti tra l'altro. Boh, misteri della prepotenza!
In cantiere ho passato due giorni all'insegna del rumore: martelli demolitori, escavatori, bestemmioni, dialetti dal nord al sud, dall'est all'ovest, dentro e fuori italia. Dominante è stato anche il caldo: il sole cocente tipico della pioggia imminente riscaldava i prefabbricati entro cui studiavo i progetti e mi sentivo come un pollo da rosticceria con tanto di patata a contorno.
A fine giornata ho accompagnato gli operai a fare la spesa. Anche qui situazioni comiche. Immaginate questi omaccioni, tutti sporchi, che girano armati di carrello con l'impazienza di chi non vede l'ora di tornarsene a casa. Qualche battuta alla commessa che non capisce e risponde acida. Loro che ci prendono gusto e rincarano la dose.
Infine l'albergo. Ehm.
La zona in cui era situato ricordava molto Piazza Vittorio a Roma. Appena dopo il calare del sole, chiusi gli ultimi negozi, non c'era nemmeno un anima in giro se non qualcuno che urlava in lontanza. Entro e trovo l'adetto alla reception sdraiato sul divano a dormire. La voglia di andarmene è forte ma sono in un posto che non conosco e sono stanchissima. Mi faccio coraggio e richiedo la stanza. E' un bugigattolo, ho scattato una foto in cui c'è il mio piede accanto ad un buco nel pavimento. E' una struttura vecchia, ma in compenso è pulito. Appena rimasta sola, ho passato il primo quarto d'ora in piedi nella stanza a cercare di capire cosa fare poi, dopo una doccia e una cena frugale, mi sono sbracata sul letto e addormentata.
Il giorno dopo, all'alba, riconsegnando la chiave mi sono accorta di essere una dei tre soli ospiti dell'abergo. Sospetto che gli altri due fossero i bagascioni biondi del filmato.
Alle 6.30 ero di nuovo in cantiere. Una giornata infinita fatta di saliscendi con una guardia sempre alle costole. Alle 20 ero di nuovo a Roma. La stanchezza è un dolore sordido alle spalle. Ma oggi è venerdì, il giorno più bello della settimana!