giovedì 29 ottobre 2009

Parquet, parce que...



Sono giorni, tanti giorni, troppi giorni che ti aspetto.
Ogni giorno sei per strada, stai girando l'angolo, stai lì lì per arrivare, stai salendo le scale e poi o smetti di rispondere al telefono oppure disdici causa impegni improvvisi e inderogabili.
Solo ieri sera avevi giurato e spergiurato che saresti venuto alle 8. Te l'ho chiesto se eri sicuro. Ti ho detto che per me era un problema esserci alle 8 ma che se mi assicuravi che saresti venuto io ci sarei stata. Hai risposto quasi risentito "certo che ci sarò!"
E certo che non ci sei stato, 'tacci tua.
Ti ho chiamato alle 9 e stavi parcheggiando...alle 10.30 hai citofonato. Io ti ho guardato come una Medusa incazzata e ti ho sibilato "Meglio che non ti dico nulla..." e tu, beffardo finto imbarazzato, hai risposto: "meglio di no".
Sei salito e dopo mezz'ora che grattavi il parquet mi hai detto: "mi assento mezz'ora, ho dimenticato un arnese e devo andare a prenderlo in cantiere. Mezz'ora e sto qui."
E ovviamente non ci sei stato, ari'tacci tua.
Alle 13 ti ho chiamato e "Ti dico solo che tra mezz'ora vado via e che hai ancora i tuoi attrezzi qui. E il lavoro da finire ovviamente". Tu sorpreso hai biascicato un "Ok".
Sei arrivato dieci minuti dopo con tuo figlio dicendo che avevi avuto un lavoro urgente in cantiere. Credi davvero che anche solo uno dei miei neuroni possa credere che in cantiere con te c'è anche tuo figlio di, diciamo, circa 7 anni a voler essere generosi.
Non crederci e lavora. 'tacci tua.

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