martedì 25 gennaio 2011

Cronaca di una morte annunciata

L’ultima casa che ho visionato non era la peggiore di tutte ma è riuscita a riempirmi di sconforto.
Già che la casa era situata al 4° piano aveva un che di sinistro considerando che il palazzo aveva solo 3 piani. Qualcosa nella mia mente matematica non quadrava.
Arrivo al 3° piano con l’ascensore e mi ritrovo di fronte due rampe di scale. Comincio a salirle. Ogni gradino un dubbio. Si apre la porta e mi accingo ad entrare quando…
“Attenzione!”
Sotto di me il vuoto.
Di fronte la porta si poteva ammirare un pianerottolo di circa un metro quadro oltre cui vi era un dislivello di circa 1.2 ml. Non c’era balausta. Sulla sinistra, a 90°,  partiva una stretta scala che portava al piano effettivo dell’appartamento. Ho immaginato il mio rientro a casa dopo una giornata di lavoro: furiosa, distratta e con la grazia di un elefante. Figurarsi se dovessi ricordarmi di svoltare subito a sinistra appena aperta la porta di casa! Minimo minimo ruzzolerei oltre il piano in una caduta rocambolesca di quelle che poi qualche amico cretino piazza su youtube e diventi la celebrità di internet. Tzè.
Visito l’appartamento. Tutto sommato è carino e funzionale se non che si tratta del solito sottotetto. Sul letto si apre una finestrella che dovrebbe dar luce alla stanza. Essendo proprio al di sotto della falda del tetto, stando straiati, la finestrella sarebbe approssimativamente a circa 50cm dal volto. Ma ve lo immaginate?
…E’ una notte buia e tempestosa. Io sono a letto insonne. Gli occhi sbarrati guarderebbero il soffitto se non fosse che di fronte a me si apre una finestra small size. Guardo la pioggia cadere e i lampi saettare in una fulminate pericolosità quando…
All’improvviso…
Una macchia scura simile ad un volto si spiaccica sul vetro!
Terrorizzata svengo e muoio in un tutt’uno, così velocemente che Morfeo e Thanatos saranno costretti a giocarsi a dadi la mia sorte.
Solo grazie alla squadra di CSI, si scoprirà che morii d’infarto per un curioso caso di iperfantasiosità  a causa di quella merda d’uccello spiaccicatasi all’improvviso sul vetro.
Il tutto per la modica cifra di 900€ più le spese.

lunedì 24 gennaio 2011

Arbeit macht frei


Monsignor Mattiazzo: «I nostri vanno lì armati»


Finalmente qualcuno che ha il coraggio di esprimere il proprio pensiero.

I veri eroi sono quelli che si alzano ogni mattina per andare a fare i schiavoratori e che muoiono senza fare notizia. La chiamano morti bianche ma sono nere come la dimenticanza in cui sprofondano.

domenica 23 gennaio 2011

Acida come uno yoghurt scaduto.

“Tre etti di cotto. Per cortesia, non me lo tagli troppo sottile altrimenti le fette restano incollate l’una all’altra”
“Va bene, non troppo sottili”
Arrivo a casa e apro il cartoccio. 

Tre etti  = 4 fette di cotto.



sabato 22 gennaio 2011

Bambini cattivi

In questi giorni ho avuto molto da fare sul lavoro. I tempi sono stretti e le cose sembrano non voler procedere nel modo giusto. Mi sto specializzando in lettere minatorie ai fornitori ritardatari. Provo un certo gusto nel farlo, forse avrei avuto successo se fossi diventata avvocato divorzista.
Il mio animo da BastardaDentro non viene fuori spesso ma, quando decide di far capolino, lascia sempre il segno. Quest’estate, durante un’ispezione per il Sistema di Qualità Aziendale, i ritmi erano particolarmente serrati e il pranzo si riduceva spesso ad un pacchetto di cracker di fronte al pc. Un giorno, esausta, decisi di dedicarmi un pranzo che fosse diverso da un pacchetto di polistirolo non salato in superficie. Nel mentre che varcavo la porta dell’ufficio, una consulente che veniva ad aiutarci solo in occasioni sporadiche, si offriva forzatamente di accompagnarmi. Provai a farla desistere ma sembrava intenzionata a seguirmi. Il bar sotto l’ufficio era stracolmo quindi le proposi di cercare qalcos’altro lì vicino.
“Proviamo il giapponese! Non ci sono mai stata!” mi disse giuliva come un’oca.
Entrammo e prendemmo due porzioni di sushi. In bella vista un montarozzo di wasabi. Lei lo guardò e mi disse: “Cos’è?”
Capitemi, non aveva smesso di parlare un secondo. Io volevo solo venti minuti di silenzio per me. Lei invece aveva insistito, era voluta venire per forza, e parlava parlava parlava…e io rimpiangevo il pacchetto di crackers al pc… capitemi, vi prego..
Le risposi:”Mah, non so, dev’essere una cremina…”
“Allora me la pappo tutta!!!”
E in un attimo quella bocca che non aveva mai smesso di cianciare, si aprì e si richiuse subito dopo sul pastrocchio verde …
Quel che accadde dopo lo lascio alla vostra fantasia. Che Dio, chiunque Egli sia, mi perdoni.

venerdì 14 gennaio 2011

Famo i seri. Provamoce almeno.

Durante la mia attività preferita, lo zapping estremo, sono approdata al tg5 mentre presentavano questa notizia.
A prescindere dal fatto che ce ne vuole di fantasia per sentirsi bella nell’essere alta 1,57 con una circonferenza seno da 1,57m, modello boiler;
a prescindere dal fatto che, per una mera questione di equilibrio, non puoi pretendere d’avere due canotti al posto delle sise;
a prescindere dal fatto che sarebbe meglio sviluppare il cervello invece delle puppe;
a prescindere dal fatto che spesso il chirurgo è più psicolabile del paziente;
a prescindere da tutto ciò,
ma proprio alla Cipriani dovevate far dire che nella vita ci vuole EQUILIBRIO!!!!

giovedì 13 gennaio 2011

Non aspettare che qualcuno ti porti i fiori.

Sono uscita da lavoro alle 19. Era già buio. Arrampicato su un muretto c’era un elettricista, con tanto di divisa della ditta di appartenenza, che cercava di cambiare la lampada di un lampione. Da solo.
Da solo, al buio, arrampicato sul muretto. Da Responsabile della Sicurezza, so che non c’è niente di più pericoloso di una situazione del genere. E’ proprio il momento de “non ce vole niente, due minuti e ho fatto!”
Già immagino come dev’essere andata. 
Il capo deve averlo chiamato : “Aho, senti, vedi di passà un poì a sistemà quel lampione sennò continuano a rompe. Portate Gino dietro che così te da na mano.”
Lui avrà risposto: “Ah, bono quello! No, nun te preoccupà, vado da solo che se me porto Gino poi lo devo riaccompagnà. Così invece appena finito col lampione me ne vado diretto a casa e nun perdo tempo”
Arrivato al lampione avrebbe dovuto prendere la scala però boh, mo salgo sur muretto invece d’aprì il furgone e tirà fori ‘a scala. Ma che me frega, salgo qua e faccio subbbito!”
Poi, nel 70% dei casi, cade e si fa male.
In un paese che onora i morti “speciali” e dedica alle morti bianche solo un trafiletto su un giornale, mi chiedo perché siano i lavoratori stessi a dimenticarsi. La smania della fretta e della semplicità porta a fare errori madornali che spesso si pagano molto caramente.
In cantiere ogni giorno è lotta per il rispetto delle norme minime di sicurezza.
E sì che la vita è una sola.

mercoledì 12 gennaio 2011

Considerazioni della pausa caffè

Oggi ho visto alcune foto del nuovo calendario di Oliviero Toscani.




Pensavo fosse il catalogo di Cesare Ragazzi.

martedì 11 gennaio 2011

Va a lavurà che l'è mej

Ascoltare Rolling mentre “lavora” è una delizia simile solo al pulirsi il culo con un ciuffo di ortica. Purtroppo non riesce a capire che la parete di cartongesso che ci separa non permette un perfetto isolamento acustico e che quindi, mio malgrado, devo sorbirmi ogni menata che la sua aulente bocca è usa produrre in modo sguaiato.
E’ al telefono, ovviamente non per lavoro:
“Ciao! Eeeeè tanto che volevo chiamarti!”
“Sì, sono tornata al lavoro, è già un macello. Mi chiamano in continuazione!” (ma chi???)
“Ora sono a lavoro, ci sono io e l’ing”
“E’una donna, sai come sono le donne sul lavoro” (no, no lo so, dimmelo un po’)
“Mi manca solo la scopa al sedere” (se vuoi rimediamo…)
“Pensa che devo farle pure il caffè e passarle le chiamate” (mi passi le chiamate per evitare di rispondere a tutti solo con un “non lo so”)
“Che vuoi che ti dica, è dura ma devo sopportare. D’altra parte sono una professionista, adesso mi sto specializzando anche in questo settore” (la rottura delle balle?)
“Va bene ti lascio, non voglio rubarti altro tempo, ora mi rimetto a fare qualcosina” (un’altra telefonata?)
“Ciao cara! Saluti a casa!” (Salutame a soreta!)
Segue sospirone.

lunedì 10 gennaio 2011

Manco li cani

Stasera un altro appuntamento per vedere un appartamento - non mi piace vedere le case al buio perché fanno sempre uno strano effetto ma, a causa del lavoro, non posso fare altrimenti.
Saliamo in macchina e ci avviamo pe’ fratte. Quando leggi un annuncio e telefoni ti descrivono l’appartamento sempre come centralissimo. Peccato che alla fine risulti al centro di niente. Non che cerchi casa in pieno centro, in zona vip o tra negozi, sia chiaro, ma vorrei evitare se possibile una landa sperduta degna della casa degli Addams.  
Siamo in auto e cominciamo a percorrere una via lunga lunga lunga che si addentra sempre di più nel niente. La strada è buia, non c’è anima viva né anima morta. Solo ampi campi e sterpaglie.
Arriviamo ad un cancello. Nel buio pesto ci facciamo luce con il cellulare per cercare il citofono. Un ringhio nell’oscurità annuncia una bestia feroce, ci si lancia appreso con la stessa foga di un lupo mannaro. L’oscurità ci gela le membra, la fifa ci scioglie le budella e per poco non ce la facciamo nelle braghe!
Finalmente si avvicina qualcuno. Con voce gracchiante ci dice: “Passate al cancello sul retro, lesti.”
Saliamo in auto, la voglia di fuggire è tanta ma siamo lì e, in fondo in fondo, ma proprio in fondo, siamo due spiriti coraggiosi. Passiamo sul retro. Il cancello si apre quel tanto che ci permette di passare. Fossi stata più chiatta sarei rimasta incastrata.
Entriamo e ci dirigiamo verso una porta illuminata. Dietro una grata il cane lupo mannaro si lancia con ferocia contro di noi. Da vera eroina da film horror esclamo: “Me cojoni!”
Ci aspetta un uomo, un incrocio tra Galliani e Zio Fester. Ci conduce su per una scala in legno e apre la porta dell’appartamento in affitto. E’ una mansarda, molto ampia ma… fintamente ampia! Metà dell’appartamento è inabitabile a causa dell’altezza. Per fare la lavatrice dovrei mettermi carponi e raggiungere strisciando un angolo del bagno.  A letto, svegliandomi di soprassalto, potrei dare una craniata al soffitto in grado di rimettermi subito a nanna. Tutto per il modico costo di 800€ al mese + le spese. Chiedo quant’è più o meno l’importo delle spese. 100€ fisse più la corrente. In pratica l’affitto è di 900€.
Chiedo perché 100€ sono fisse.
“E’ il condominio!” risponde Zio Fester.
Condominio??? Ma se siamo in una casa privata! 100€ al mese di condominio manco al Verano…ehm, non è un esempio proprio calzante…
 Ringraziamo ed andiamo via. Zio Fester non ci accompagna, ci guarda sinistro finchè non rimbocchiamo il piccolo varco lasciato nel cancello.
Entriamo in auto. L’oscurità è così fitta da potersi tagliare con un coltello. Di lontano ancora i ringhi feroci della bestia di casa.
“ Se quel cane fosse riuscito a raggiungerci ci avrebbe sbranato…”
“Non avrebbero trovato nemmeno le ossa. Avrebbero dovuto chiamare i cani piscioni svizzeri per trovarci e non ci sarebbero riusciti”
“Ti  immagini come sarebbe tornare la sera a casa con questo buio e in questo silenzio sinistro?”
“Me cojoni. Accelera va!”

Ridatemi Homer!!!

Ve lo ricordate Scalfaro nell’unica affermazione rimasta impressa agli Italiani?
IO NON CI STO!!!
Ecco, appunto. Io non ci sto! E va bene che da inizio anno mi avete scatafasciato la nonna, ho scoperto di avere l’autoradio filo berlusconiano, ho patito un fastidioso mal di denti  alla zanna curata (ovviamente), mi hanno sfrattato di casa e non riesco a trovarne un’altra, sono rientrata a lavoro e mi sembra di non essermene mai andata, oltre una serie di amenità varie, ma adesso basta!
Scoprire che in un colpo solo mi hanno fatto fuori Big Bang Theory e i Simpson è tragico.
Io non ci sto!!!

domenica 9 gennaio 2011

S.O.S. CASA - Ricominciamo!!!

Mentre lo scorso anno cercavo in maniera decisamente infruttuosa una casa-dolce casa da acquistare, mi ritrovo adesso a cercare con una certa urgenza una catapecchia abitabile in affitto.
Io prima che Porta Portese fosse on line.
Come sapranno i miei fidi lettori, lo scorso venerdì 17 Dicembre mi è stato comunicato che la casa in cui alloggio attualmente e che vedevo come appoggio prima della casa definitiva che, chissà quando, avrei comprato, è stata venduta all’asta e che l’orologio che segna l’ora del mio sfratto ha già cominciato il conto alla rovescia.
Dopo le prime perplessità ho deciso di posticipare la ricerca al periodo post-festivo sperando di trovare in maniera celere una sistemazione non troppo lontana da dove mi trovo tuttora in modo da non avere troppi problemi col trasloco.
Ricominciare a sfogliare gli annunci mi ha portato indietro con la memoria quando, ingenuotta di campagna, arrivai ne La Capitale. Quanti chili di Porta Portese mi sono caricata nello zainetto, le innumerevoli chiamate per cercare casa con le amiche del liceo per poi finire nella zona peggiore di Roma, un luogo in cui, dopo le 8 di sera, chiuse le serrande degli ultimi negozi, non si vedeva nessuno per strada, nemmeno le bagascione a lavoro. La casa che trovammo era senza riscaldamento, cosa a cui non facemmo caso se non ai primi rigori dell’inverno. Intorno alle 19, quasi tutte le sere, uscivamo da casa per entrare nel supermercato di fronte per comprarci le baguette caldissime appena sfornate. Ce le infilavamo sotto il cappotto per mantenerle tiepide e rubare un po’di calore. Il freddo quell’anno fu intenso, ce ne accorgemmo soprattutto quando morì lo scaldabagno e ci ritrovammo a scaldarci l’acqua in una pentola per scongiurare un bagno gelido. Fummo fortunate con i vicini, erano una famiglia molto disponibile, sicuramente ebbero compassione di noi. A Natale ci autotassamo e facemmo trovare una scatola di cioccolatini ai bambini dicendo che l’aveva lasciata Babbo Natale. Avevamo 19 anni, ma fondamentalmente eravamo più che novenni in un mondo più grande di loro.
Dopo questa casa, ne trovammo un’altra in cui restammo sei anni. Sei anni senza lavatrice. Nel tempo libero facevamo le aspiranti Belle Lavanderine. La cosa che accumunava le due case era la padrona di casa. No, non era la stessa, ma erano entrambe le gemelle cattive di Crudelia Demon, due trucide becere con gli occhi a forma di euro. L’ultima in particolare era una vera e propria sanguisuga. Quando rimasi sola in casa pretese che le pagassi tutto l’affitto perché non riusciva a riaffittarla con me dentro. Quindi un giorno mi chiamò e mi disse che all’indomani sarebbero entrati i nuovi affittuari e di non preoccuparmi che tanto mi avrebbero lasciato il tempo per traslocare. Non capì mai perché la mandai a fare in culo e perché ogni volta che provò a richiamarmi ritornassi a mandarla a fare in culo. Non riusciva proprio a capire che forse un piccolo preavviso non mi avrebbe fatto male. Solo dio sa come ne venni fuori. Ricordo una grande fortuna: una ragazza conosciuta da poco aveva una camera sfitta in casa. Quella notte inscatolai gli ultimi sei anni di vita e fuggii.
Nelle ultime due esperienze di convivenza sono stata molto fortunata. Padroni di casa ottimi, appartamenti decenti e compagnia valida, nel bene e nel male. Ora si riapre la giostra.
Ieri sono andata a vedere due casa. O meglio, definirle casa è fare un grosso sforzo di fantasia.
La prima era immersa nel niente. Nemmeno il navigatore riusciva a trovarla. Arrivata nel luogo dell’incontro c’era una villa imponente e una landa desolata a contorno. Ho pensato: sarà una porzione della villa ad essere in affitto?
Entriamo e la Signora mi conduce per un viottolo laterale un po’ nascosto. I miei sensi erano decisamente in allarme. Mi fa passare sotto un pergolato. Non sono altissima ma sono costretta a chinarmi per passarci sotto. Arriviamo ad una baracca. La baracca per gli attrezzi del giardiniere, ne sono certa.
E sbaglio. La baracca è l’appartamento.
“Ampia cucina abitabile, due camere, bagno. Arredatissimo. 750€ più modiche spese”
Va da sé che le due camere erano in realtà una camera e uno sgabuzzino in cui avevano fatto entrare, dio-sa-come, un lettino. Oltre quello nient’altro.
Entrando nell’appartamento, il forte freddo faceva intuire il perché delle modiche spese: niente riscaldamento.  Per cucinare c’era una bombola a gas da usarsi con parsimonia tanto “voi verrete qui solo per dormire vero???”
Certo Signora. Sia mai che le occupi più di 8 ore al dì questo baracchino da 750€ più modiche spese. In confronto la cuccia del mio cane è molto più signorile.
L’ho lasciata col sorriso sulle labbra dicendo: “E’ bellissima, le faccio sapere in settimana!”. Io lo farei sapere alla Guardia di Finanza e al WWF!
L’altro appartamento era bellissimo. Sono stata salutata da un gattone immenso che è venuto ad addormentarsi sui miei piedi. Il neo-ex inquilino mi ha detto: “Ti ha scelto!”. La casa era un monolocale ma diviso così bene dalla mobilia interna da sembrare molto grande e accogliente. Ovviamente c’era la fregatura: i mobili presenti all’interno erano per lo più del vecchio proprietario. Quindi la casa è quasi vuota. Anche questa 750€ più modiche spese. Tra cui l’acquisto dei mobili e degli elettrodomestici!
Manco la lavatrice e il letto. Santa polenta, quanta speculazione. E sì che la padrona di casa faceva tanto la sostenuta. Non ha voluto dire nemmeno come si chiamasse mentre di me voleva conoscere anche il colore delle mutande. Malfidata fino alla fine e soprattutto sciocca. Ci metto un minuto a sapere come si chiama, non ho certo bisogno che me lo dica lei.
Ma la GdF non li legge mai gli annunci immobiliari?

giovedì 6 gennaio 2011

A.A.Accattavillo!

Neuroni in attività
Nel mentre che mi concedevo una pausa dalla penosa ricerca di una nuova casa (per chi se lo fosse perso devo sloggiare in breve tempo dalla mia attuale dimora in quanto venduta all’asta a causa del tracollo finanziario del mio padrone di casa, paceallanimasua) godendomi, nel dopo doccia, un auto massaggio con una deliziosa crema per il corpo vaniglia e mirra, mi è venuta un’idea geniale su come arricchirmi e comprare finalmente una casa che sia mia e mia soltanto, finchè banca non ci separi. 
Già durante la doccia il mio pensiero era andato al fatto che la Cortellesi si cucca 65mila eurini per ogni puntata di zelig, una roba che gli schiavoratori come me se la sognano. Pensare agli anni sui libri, le fatiche sul lavoro per uno stipendio stile Caritas mentre a qualcuno, Cortellesi a prescindere, va così bene che sfrutta le pirlate che gli vengono in mente per far soldi. Insomma, non sono stata lungimirante: invece di sgobbare potevo continuare a fare la cazzarona così avrei avuto qualche chance come comica, opinionista o soncazzoio quello che fanno i vip. 
Per uscire dal club dei lavoratori forzati, dovevo trovare un’idea. Avete presente quelle invenzioni che vanno per la maggiore, che sono delle cazzate pazzesche ma su cui qualcuno ha investito e ha fatto fortuna? Tanto per dirne qualcuna: le suonerie oscene dei cellulari. Se qualcuno vi avesse detto che il vostro cellulare avrebbe potuto scoreggiare invece di trillare non ci avreste creduto. Qualcuno l’ha fatto e qualcun altro se l’è comprata. 
Il segreto è questo. Trovare l’idea, il sistema della svolta. Per fare soldi ci sono due chance: 1) partire da un piccolo capitale e farlo crescere; 2) partire da zero e fare il miracolo. 
Io parto dall'opzione n. 2. Devo quindi sfruttare qualcosa di me che sia gratuita e sfruttarla affichè produca. Ho pensato a ciò: 
  1. La patata. No, sono troppo fuori mercato. Alla mia età ci sono patate che hanno già 15 anni di attività. Inoltre, dopo aver condiviso casa con una ragazza omosessuale, ho scoperto che non tutte le patate sono uguali. Per fare successo ce la devi avere eccezionale, minimo minimo deve essere orizzontale. Io ho solo una patata del tipo comune, niente da fare. 
  2. Il culo. Anche con questo sono fuori mercato. Agli uomini piacciono le sise che stanno in un flute e il culo a mandolino da tenersi in una mano. Io ho un culo a tre piazze...e ho detto tutto.
  3. Le sise. Qui ho tanta roba, pure troppa. Purtroppo al giorno d’oggi, per colpa della chirurgia plastica, c’è molta concorrenza. E’ vero che molti uomini cercano ancora la sisa genuina ma vuoi mettere l’idea del pungiball con una sisa di plastica??? Niente da fare anche qui. 
Finchè l’idea. 
Qual è quella cosa che ho in abbondanza, florida e rigogliosa?? No, non è la panza. Da donna mediterranea e verace come solo le cozze sanno esserlo, sono i peli! Forti, scuri, resistenti agli strappi, con ricrescita rapida! Il sogno di ogni calvo! 
Un calvo dopo il
 trapiantodai miei stinchi
Di qui la trovata: trapiantare la pelle dei miei stinchi pelosi sul cranio di qualche ipocapelluto e viceversa! 
Io mi troverei con delle gambe lisce lisce per sempre e loro con una chioma folta e resistente da mandare in rovina Cesare Ragazzi! Basta coi toupè posticci stile patata arruffata! Basta al riporto dai peli a partire dall’ascella! Rimedio alla calvizie per sempre! Garantisco ricrescita rapida, folta e resistente. 

A.A.Accattavillo!

Pensieri sparsi come forfora sul paltò

Via Condotti e gli psicopatici dei saldi
Decidere di andare a fare una passeggiata in centro, vedere alla tv via condotti affollata come i vagoni della metropolitana all’ora di punta, pregare per il pericolo scampato e decidere di passare un rilassante pomeriggio casalingo non ha prezzo. Per tutto il resto ci vuole uno psichiatra.


Leggendo su internet:

vieni a fare snorkeling con me??
Se ti propongono un viaggio a Sharm el Sheikh a fare snorkeling e poi trovi su internet questa notizia, ti rendi conto di tre cose:
1. è meglio che te ne stai a casa;
2. chi te l'ha proposto non ti vuole bene;
3. il Mar Rosso si chiama così per cause mordaci ed effetti ematici.




«Per Zelig 65 mila euro a puntata»

Leggi una cosa di questo tipo e l’unica cosa che ti viene in mente è : me cojoni!


Berlusconi:«I comunisti ci sono ancora  e vogliono farmi fuori»

Lo dicevo che la mia auto è filoberlusconiana


Fine della rassegna stampa.




E dulcis in findus un augurio per il mio dentista, quello che si stupiva perchè non avessi mai avuto mal di denti:
Spero che possa spendere tutti i soldi che ti ho dato in carta igienica. Montezuma pensaci tu!

mercoledì 5 gennaio 2011

La domanda sorge spontanea.


Stasera in fila alla cassa del supermercato ho visto una donna comprarsi un panettone di una nota marca che, pare, fosse senza grassi, senza canditi e senza zucchero.


Ma allora che te lo compri a fà???

martedì 4 gennaio 2011

Mi consenta.

Se il buon giorno si vede dal mattino e il buon anno dal capodanno, direi che si prospetta un 2011 mooolto lungo!
La sfiga corre sempre sul filo del rasoio! Mi sono svegliata alle 5. Qualcuno, ovverosia la mia collega frantumamaroni Rolling, ieri si era messa a giocherellare col mio smartphone di lavoro. Per impedimento o per malizia, chissà, aveva inserito un allarme che mi ha svegliato stamane in preda ad imprecazioni di ogni genere. Ho provato a rimettermi a letto ma avevo il cervello in loop tra un improperio e l'altro.
Con tanta pazienza mi sono diretta al lavoro. La prima meta di oggi era un sopralluogo ad un comune piccino picciò nei pressi di Roma. 
Arrivo al comune e dopo aver girato la piazza un 40mila volte riesco a parcheggiare. Sotto la sede del PD. Sia chiaro che a me del PD "m' importa na sega" (come dicono i miei colleghi toscani), nè in termini positivi nè in termini negativi, ma sospetto che la mia auto sia filoberlusconiana. Ve ne spiegherò il perchè. 
Parcheggio. Spengo il quadro e di conseguenza spengo la radio. Nel mentre che metto in borsa le mie cose la radio si riaccende. Da sola. 
La rispengo e la guardo in modo sospetto. Dopo 30 secondi si riaccende. 
La spengo, impreco. Dieci secondi e si riaccende. 
La rispengo, supplico dio, chiunque egli sia e a qualunque religione appartenga. Venti secondi e si riaccende. 
Continuo così per una decina di volte, alternando l'imprecazione alla supplica. Niente, la radio, sorda ai miei lamenti, si riaccende. 
Si riaccende inoltre una fastidiosa nevralgia ai denti che mi fa andare ai matti! Chiudo l'auto che continua a cantare da sola e mi avvio al comune. 
Non c'era nessuno degli addetti al sopralluogo. A chiunque chiedessi ottenevo un'unica riposta "Boh!". 
Una tizia, che sia maledetta nei secoli dei secoli da Montezuma, alla mia domanda "Scusi, posso chiederle un'informazione?" mi risponde becera "NO!" e si allontana. 
Nel risponderle "grazie, molto gentile", immaginavo di marchiarle a fuoco sulle chiappe mosce la parola più magica di sempre: 'fanculo. 
Dopo mezz'ora si presenta uno degli addetti. Non si scusa del ritardo. Lo guardo in cagnesco. Sbrighiamo la pratica in dieci minuti, la classica perdita di tempo burocratica. 
Torno dall'auto che cantava solitaria sotto la bandiera del PD. 
Provo a rispegnerla ma si accende imperterrita. Comincio a chiedermi dove trovare un elettrauto in questi giorni in cui molti sono in ferie. Avessi avuto una mazza ferrata con me avrei sfasciato lo stereo e risolto il problema. Niente da fare, accendo l'auto e vado via. 
Allontanandomi dalla sede del PD l'autoradio ha smesso di riaccendersi da sola. E’ ritornata a funzionare nel modo consueto. Che fosse una protesta di partito???
Il mistero regna sovrano.
La rottura di balle no.

lunedì 3 gennaio 2011

sPropositi di inizio anno

sPropositi di inizio anno. Da disattendere accuratamente:
  1. Trovare un nuovo lavoro: ambiente affabile, ottima retribuzione, tempo libero, ferie programmabili. Insomma, defenestrare Babbo Natale;
  2. Sposare un miliardario ultracentenario da far schiattare subito dopo la cerimonia, intascare il malloppo e fuggire col maggiordomo;
  3. Incontrare Jessica Fletcher e verificare se schiatta qualcuno;
  4. Evitare di essere il qualcuno del punto precedente;
  5. Riprendere a dipingere evitando di disegnare cazzetti sui vetri impolverati delle auto;
  6. Andare dal parrucchiere a scadenze regolari non annuali;
  7. Provare l’ebbrezza di una ceretta totale dopo anni di pianti sull’epilazione di una gamba oggi e l’altra domani;
  8. Farmi crescere un pene e cercare di capire cosa comporta avere questo salsicciotto in appendice;
  9. Vincere la lotteria e aprire un canile in cui far scorrazzare liberi e felici tutti i cagnolini;
  10. Smettere d brontolare tutto il giorno come una pentola di fagioli;
  11. Finire le scorte di pazienza e scamazzare tutti al primo sgarro;
  12. Vivere l’emozione di un “giorno di ordinaria follia”;
  13. Leggere leggere leggere: da Umberto Eco alle puttanate dei giornali scandalistici, da sfogliare rigorosamente al bagno.
  14. Dimagrire, un must di sempre. Disatteso da 30 anni a questa parte.

Gnà posso fa


Il rientro a lavoro ha sempre un che di traumatico capace di sconvolgere anche le menti più salde. Non che lo stacco sia stato netto: ogni giorno ho avuto una sana dose di rottura di cojones ma rivederseli lì tutti, faccia a faccia, ha scatenato in me una folle reazione allergica. Appena ho visto il capo e l’ho abbracciato per fargli gli auguri mi è partita una tachicardia così accentuata che mi pareva di avere il batterista dei Rolling Stone tra le tette; quando ho visto Rolling Stone si è scatenato un forte mal di denti; quando ho visto Mastrolinda la pressione è caduta in picchiata come un falco su una preda. Insomma, per dirla in termini aulici, sono stata una chiavica. Ed è solo il primo giorno!!!

domenica 2 gennaio 2011

Botti di fine anno

Anche il 2010 è passato.
All’uomo fa piacere pensare che il tempo sia diviso in contenitori stagni perché l’idea di un inizio e di una fine spingono alla speranza di una rinascita. Per il mio cane il passaggio da un anno e l’altro è solo un gran casino di botti. L’ho visto girare in giardino impazzito. Avendo un grande istinto per la caccia immaginava i botti come mille colpi di fucile e girava in giardino cercando qualche beccaccia. Illuso.
Per quel che mi riguarda, il 2010 è finito di merda e il 2011 è iniziato di merda. Il che è già positivo.
Il mio telefono personale funziona a sentimento, ovverossia quandocazzogliparealui. Il telefono di lavoro invece funziona benissimo tant’è che nei presunti giorni di ferie mi hanno chiamato tutti i giorni più volte al giorno. L’anno prossimo non le voglio le ferie, mi riposerei di più. E pensare che era stato il capo ad insistere per farmele prendere…  L’ultima telefonata a cui ho risposto è stata quella di Rolling, echevelodicoafa, che mi ha chiesto, testuali parole: “Sono arrivate 30 email, che devo fare? “
Nulla, cosa dovresti farci? ci piace farci inviare le comunicazioni e non leggerle.
Al ché ho chiuso la conversazione, il telefono e soprattutto il cervello.
Nel frattempo mia nonna è collassata e le hanno trasfuso così tanto sangue che sembrava il cenone del Dracula di Stocker. Adesso sta meglio, me ne sono accorta perché ha ricominciato a criticare tutto e tutti, soprattutto le “vecchione” che ha in stanza. Peccato che la giovinetta ha più di ottantanni!
Oggi sono rientrata a Roma. In casa ho trovato un lazzaretto.
Cioè, mo basta, ja!