giovedì 28 gennaio 2010

Il giorno dopo


Oggi è il giorno della Non-Memoria. Il giorno in cui il mio pensiero va all'olocausto di milioni di persone morte in maniera troppo anonima per essere ricordate dal Restodelmondocivile. La storia e il futuro prossimo dell'uomo sono contornati di stragi, genocidi ed ecatombi a tal punto che mi sembra insolito ricordarne uno e dimenticare gli altri. Per questo e per mille altre ragioni, in primis la mia vena polemica, il 28 Gennaio per me è da sempre il giorno della Non Memoria. Il mio pensiero va ai Lager nazisti ma anche a quelli sorti sotto i vari regimi comunisti, ai dispersi nelle Foibe senza fondo e ai Desparecidos Argentini, agli Hutu e Tutsi africani e a tutti i caduti in tutti i regimi e in tutte le guerre del mondo, dalle più piccole alle più grandi. Più in generale il mio pensiero va alle vittime di tutte le diversità: religiose, politiche, razziali, sessuali e chi più ne ha ne metta. Alle innumerevoli donne arse sui roghi con l'accusa di stregoneria, agli omosessuali, ai negri prima ammazzati nei campi come schiavi e poi, col progredire della civiltà, uccisi per mere questioni di pelle, agli indiani scacciati dalle proprie terre e poi rinchiusi in riserve come animali in via d'estinzione, agli handicappati e alla legge che li definisce "diversamente abili" quando invece sarebbe meglio continuare a chiamarli handicappati ed eliminare piuttosto le barriere architettoniche onnipresenti. Da ricordare sempre le vittime sul lavoro che non conoscono colore di pelle, politica di appartenenza o religione, si muore tutti uguali per poter avere di che vivere, un controsenso mortale. Un pensiero ancora alle vittime di pregiudizio in base ai costumi sessuali, alle ideologie politiche, al modo di vestire, al modo di fare sesso, al modo di mangiare, alla taglia di pantaloni, alla tinta di capelli, ai denti storti. Un pensiero va a quest'elenco che potrebbe non finire mai, che affonda le radici in un passato lontanissimo destinato a ricorrere anno dopo anno, giorno dopo giorno, ora dopo ora.

martedì 26 gennaio 2010

Datemi un martello...

Oggi mi sono sentita un po' Michael Douglas in "Un giorno di ordinaria follia". Dovevo far autenticare un documento, niente di più semplice. Già ieri sera avevo controllato la procedura e la documentazione da presentare sul sito del Comune: documento originale più copia fotostatica, documento d'identità di chi presenta la richiesta, 2 marche da bollo. Scritto in grassetto si precisava: "La richiesta può essere presentata anche da persona diversa dall'interessato". Perfetto. Mi sveglio presto, vado al primo Municipio e mi metto in fila. Arriva il mio turno e presento tutto l'ambaaradan che avevo con me. Allo sportello corrispondevano 3, e ripeto 3, addetti che ruotavano in continuazione. Il primo che prende la documentazione mi da da compilare un modulo (inutile), non faccio storie e l'accontento. Gli consegno il modulo, ritira il documento in originale che gli porgo e la copia fotostatica e comincia: "ma sei proprio sicura che vuoi fare questa dichiarazione a nome tuo???"
"ehm, sì, perchè?" (MAI CHIEDERE IL PERCHE'!!!!)
"metti che la dichiarazione è falsa, tra qualche anno verrebbero ad inquisire te!"
"ehm...la dichiarazione l'ho fatta io quindi so per certo che è veritiera"
"ne sei sicura????" 
"CERTO" (e tanta tanta voglia di strangolarlo)
"Va bene, se ne sei convinta!"
In quel mentre, chiude il giornale che stava leggendo avidamente, il secondo addetto si avvicina: "Che succede?"
il primo addetto: "Eh, se la vuole rischiare! Vuole farlo a nome suo!"
Il secondo: "fammi vedere...eh, ma non lo puoi fare! Qui ci vuole l'amministratore, mica è tuo il documento!"
Io: "scusate, sul sito del Comune c'è scritto che chiunque può fare l'autentica e se c'è un problema di responsabilità me la prendo io"
Il secondo: "no no, è diverso! Per le società non vale, ci vuole l'amministratore, il capo o chi comanda, mi dispiace, avanti un altro."
...
...
'tacci tua. Ponderò sotto la piogga scrosciante del mattino il da farsi. Non riesco ad accettare l'inurbanità dell'addetto. Ritorno alla carica, proviamo con la tattica della bisognosa.
"La prego, devo consegnare la copia autenticata in mattinata, è per una gara d'appalto, mi rovinate"
il secondo addetto: "ah, è per una gara...vabbè, se ti assumi le responsabilità..."
io: "sì sì"
L'addetto fa per prendere il tutto quando interviene il terzo: "mica è normale, prima le dici che non lo può fare e ora glielo fai fare"
il secondo: "io non gliel'ho mai detto che non poteva farlo!"
il primo: "certo che glielo hai detto!"
continuano un po' la bagarre con me che li maledico dal primo all'ultimo per sette generazioni. Finchè il secondo dice: "basta, mi avete stufato, vado a chiedere". Prende e se ne va.
Ora, porca paletta, mi devi mettere solo un fottuto timbro su una cazzo di marca da bollo. La procedura prevede che l'autentica si fa a vista e quindi la può fare chiunque al di là del diretto interessato. Prima mi dici che la posso fare, poi che non la posso fare, poi se ti faccio pietà me la fai fare e poi se gli altri ti rompono gli zebedei mi ridici che non posso farla. Tutto questo mentre io perdo tempo. E con me tutti quelli che erano in fila.
Ritorna tutto incazzato: "non la puoi fare, ho chiesto, non mi prendo la responsabilità, fai venire chi dovere"
In quel momento avessi avuto una pistola avrei fatto una strage. Ho anche pensato di scannarlo con la bic che avevo tra le mani ma c'era gente in fila e mi dispiaceva farli attendere.
Provo ad andare ad un altro Municipio. 5 km di distanza. Arrivo e parcheggio in divieto di fermata e sosta con rimozione. Sempre meglio che stare in terza fila. Confido nel fatto che ci sono parcheggiate un'infinità di altre auto e che, anche volendo, difficilmente sarei riuscita a mettermi l'auto in tasca.
Entro in questo secondo Municipio e faccio una fila che non finisce più. O meglio, prima di me c'è solo una persona che va via 5 minuti dopo che sono arrivata. Ciò nonostante attendo 20 minuti prima di essere servita perchè l'addetto, da solo questa volta, sta sfogliando un volantino con delle case in vendita. Nel frattempo io recito il rosario. Finalmente l'amena lettura termina e mi chiama. Gli consegno tutti i documenti. Non li guarda neppure. Timbra la marca da bollo e mi saluta. Tempo dell'operazione 30 secondi. 
Ritorno alla macchina e Occazzolina!!! il carroattrezzi sta cominciando il traino di alcune auto. Almeno stavolta mi è andata bene. Salgo sull'auto e fuggo via, rimando la strage alla prossima visita alla Burocrazia italiana.

venerdì 22 gennaio 2010

kaput (mundi)


Quando dico che vivo a Roma tutti mi rispondono: "Che beeeello, beata te, che belle le grandi città!!!"
No. Decisamente no. Roma è Magnifica per la parte monumentale e storica, nulla da eccepire. Ma, signori miei, vogliamo parlare della vivibilità? Il tutto si riduce all'analisi dei seguenti fattori:
Lo Smog. Lo smog a Roma vive di vita propria. Ha una consistenza, un colore ben definito e quando lo incontri la mattina ti dice anche buongiorno. Avvolge cose, persone ed animali senza alcuna distinzione. Quando vi dicono che le persone in città sono tutte grigie non si riferiscono all'umore, bensì al colorito assunto grazie allo smog. E mi fanno ridere i salutisti che corrono ai margini della Cristoforo Colombo, ingeriscono più smog delle calorie che bruciano.
Il Traffico. Una banalità. Avete un appuntamento con un tizio a 10Km da voi? bene, uscite almeno un'ora prima e non è detto che arriviate puntuali. A volte non è detto che arriviate proprio. Il traffico subisce notevoli fluttuazioni a seconda dei diversi tipi di automobilisti che potete incontrare:
  1. Automobilista con auto nuova: cammina al centro della strada a velocità ridottissma per evitare che qualsiasi cosa possa rigargli la macchina. Sul raccordo è capace di occupare tutte e tre le corsie contemporaneamente;
  2. Automobilista con auto vecchissima: se ne fotte di qualsiasi cosa possa accadere alla sua auto e procede ad oltranza. La segnaletica stradale ha solo un senso estetico nell'arredamento della città;
  3. Automobilista con suv: guida come se avesse una smart e pretende di infilare quell'aggeggio enorme in qualsiasi piccolo spiraglio che vede sulla sua strada, della serie "ogni buco è pertuso". E' convinto che essendo più grosso ha priorità su tutte le altre auto e a volte anche sui pedoni:
  4. Scooterista/Ciclista: il fatto che tu metta la freccia a destra e la macchina inizi a svoltare non significa nulla per lui. Ti supera comunque a destra infilandosi tra le tue ruote e suonando quel pernacchietto che ha al posto del clacson. Daltonico per natura non riconosce il rosso sul semaforo. Miope per professione non riconosce il pedone in mezzo alla strada come possibile ostacolo alla marcia.
  5. Pedone: come sopra forti problemi di vista impediscono il riconoscimento del segnale di stop. Nelle zone più trafficate è solito giocare alla roulette russa: attraversa senza guardare conscio che se facesse attenzione non riuscirebbe mai a passare dall'altra parte. I più pericolosi sono quelli che in una notte buoi e tempestosa, vestiti di nero, spuntano all'improvviso correndo per strada. Da temere anche i vecchietti armati di bastone che non riuscendo ad attraversare colpiscono a dritta e a manca.
  6. Automobilista confuso: non sa dove andare, ha sempre inserita la freccia che cambia da destra a sinistra ad intermittenza, zigzaga per la strada facendo finta di accostare ogni volta
Bon, la serie sarebbe infinita, per ora fermiamoci qui., chissà che non vi dedichi un post a parte. Proseguiamo con gli altri fattori di invivibilità:
La Psicosi: in città sono tutti psichicamente compromessi. Sempre incazzati neri, sempre di fretta, con uno squardo degno dello psicopatico di Shining. E in caso di incidente non ci sono cazzi: hanno ragione loro. Anche se non hanno rispettato lo stop e tu venivi da destra. Hai sbagliato tu. Per il semplice fatto di esistere.
La viabilità: Roma cambia la viabilità con la stessa frequenza con cui la gente si cambia le mutande. Ti svegli una mattina è la strada sotto casa è a senso unico. E tu devi andare nell'altro senso!!! Inizia una caccia al tesoro infinita anche solo per uscire dal vialetto del parcheggio;
Le buche: le buche si fanno ovunque, è vero. Ma Roma è tutto un buco. Ho visto gente sparire con tutta l'auto dentro le buche che sorgono spontanee e prolifiche per strada dopo una notte fredda e piovosa.
I vigili urbani/Ausiliari: se ti giri non ne vedi nemmeno uno per strada. Se hai bisogno di loro non ci sono mai. Vivono appostandosi nei cassonetti o nei tombini. Escono non appena ti allontani dall'auto con tanto di multa precompilata in mano. Non c'è scampo.

Mi trovo costretta a interrompere la filippica causa impegni impellenti. To be continued....

martedì 19 gennaio 2010

Solidarietà=f (X) tra X e X+dX

Prendiamo un sistema cartesiano tridimensionale. Una dimensione è data dal tempo che scorre spocchioso ed incurante di quel che accade, accelera o decelera solo in funzione del fastidio che può arrecare.
Un'altra dimensione la chiameremo X perchè con X si identificano sempre tutte le cose che non riusciamo a capire, a prevedere, a stimare...insomma, tutte le cose che ci sfuggono di mano.
Lungo la terza dimensione ho deciso di porre un concetto che per semplicità chiamerò Solidarietà ma che, vedremo in seguito, può assumere diversi termini a seconda del grado di cinismo o fede che l'utente possiede. La Solidarietà varia in funzione del Tempo e della famigerata X. In particolare decresce al crescere del Tempo, sono tra loro inversamente proporzionali SEMPRE pertanto, per semplicità, possiamo ridurre il sistema 3D ad un sistema più semplice di tipo 2D. Vediamo cosa accade alla funzione Solidarietà allo svilupparsi del fattore X. Mettimo, per puro caso eh, che X sia un terremoto. Un bel terremoto devastante, di quelli che ti fanno sentire impotenti, di quelli che ti ricordano che la Terra non ti appartiene, semmai sei tu che apparterrai alla Terra non appena il tuo corpo altamente inquinante si biodegraderà, silicone a parte. Ma ora non divaghiamo. Come vediamo dal grafico in figura, allo scoccare di X nel punto zero, la Solidarietà ha livello massimo mentre va man mano scemando allo scorrere di X. Il processo di ondata che ha la funzione Solidarietà ha un che d'inquetante. Perchè riscontriamo dei livelli nulli prima dell'accadimento X e quindi subito dopo?
Prediamo un esempio a caso: Haiti. Che forse prima dell'evento X non esisteva Haiti? O non se ne conosceva la povertà e la difficile situazione politica? Che forse qualcuno ignora che Haiti non è altro che una colonia moderna dei vecchi schiavi che hanno contribuito allo sviluppo della Signora dei Continenti?
C'è sempre bisogno di un fattore X che inneschi la funzione Solidarietà. Ma dev'essere un fattore X di quelli portentosi perchè un insieme di X di "basso impatto sociale" determinato un fattore di scala inferiore all'unità che si applica alla funzione Solidarietà, si pensi ad esempio ai diversi insiemi di X inerenti la situazione dello sdoganato Medio Oriente o del dimenticato continente a forma di cuore, un cuore nero pece come la maggior parte dei suoi abitanti. Certo, qualcuno di Voi potrebbe obiettare dicendo che è  già di per sé importante che la Solidarietà s'inneschi. E'verissimo! Ma qui finora si è parlato della funzione Solidarietà solo in termini di quantità non di qualità. E anche la qualità vuole la sua parte. A seconda della qualità dell'innesco, la funzione può assumere nomi diversi. E mi ripropongo di non citarli perchè, in fondo in fondo, ma davvero in fondo, voglio credere che l'innesco del punto zero sia dovuto alla solidarietà vera e non ad un mero fattore di moda.

P.S. Lo so, sono cinica come una vecchia becera che passa le giornate al parco insultando chiunque passi. E probabilmente questo sarà il mio futuro.
P.P.S. La matematica è un'opinione e, questa, modestamente, è la mia.

lunedì 18 gennaio 2010

I have a dream

Oggi ho sognato di dare un pugno. Era uno di quei sogni ad occhi aperti che faccio di solito, così vividi da sembrare veri lasciandomi sempre dubbi sulla loro effettiva o mancata esistenza.
Ho sognato di dare un pugno con tutta la forza che ho. Io che non sono mai stata violenta.
Ho tirato un pugno dal profondo delle mie viscere. Io che non farei del male nemmeno ad una mosca.

E ho goduto nel tirarlo, eccome se  ho goduto. Un pugno violento ed inaspettato su una faccia strafottente. Era il viso di Nessuno ma poteva essere quello di tutti. Ricordo solo che il non-proprietario della sfortunata maschera stava prendendo in giro un uomo per strada. L'uomo camminava da solo per conto suo, lo sguardo basso, immerso in chissà quali pensieri. Poco piacevoli a notare la testa china e lo sguardo buio. Un passante triste come i tanti tristi che passano. Ma il signor Nessuno non la pensava così e ha cominciato ad insultarlo: troppo basso, troppo grasso, troppo nero, con gli occhiali, le gambe storte e poca voglia di reagire. Il signor Nessuno ha rovesciato in un attimo sull'Uomo tutti i pregiudizi, l'ignoranza, la volgarità e la demenza di chi non accetta la diversità. Come se poi Qualcuno potesse credere davvero che siamo tutti uguali. Io ero fuori campo. Un grumo di vergogna mi è esploso nelle viscere ed è arrivato sul grugno di Nessuno. Dio che liberazione.

...se qualcuno mi spiegasse perché ad occhi aperti non mi limito a sognare il "Principe Azzurro" come il 99% delle mie coetanee, gliene sarei grato.


venerdì 15 gennaio 2010

Siamo avanti per essere così indietro


L'arrivo di un tecnico per sistemare i terminali in ufficio e il suo sbigottimento misto a spavento con tanto di pallore e simil malore al vedere che siamo indietro di circa 10 anni con gli aggiornamenti di software e hardware mi ha fatto ripensare al ruolo che la tecnologia, nel senso ampio del termine, riveste nella mia vita: nessuno.
Ho il cellulare da quando ho 18 anni solo perchè, andando via da casa, i miei volevano fossi reperibile. Lo uso per telefonare e mandare sms, raramente ci gioco o faccio foto, figurarsi collegarsi in rete. Lo cambio solo quando è rotto. E per rotto intendo rotto davvero. Non si deve proprio accendere più e comparire sul display la scritta "morto, defunto, nun za fazz cchiu".
Appena maggiorenne arrivai ne 'a Capitale con altre due fanciulle sprovvedute come me: la prima casa che trovammo era nel quartiere più sconcio e pieno di deliquenza di Roma, non avevamo il riscaldamento nè la tv. Solo frigo e scaldabagno. E quest'ultimo ci abbandono una fredda notte di Gennaio portandosi dietro l'impianto elettrico. Che culo, eh? Ci sono voluti, se non ricordo male, 5 giorni per farcelo sostituire.
Dopo questa residenza di lusso, sono passata per 5 anni in una casa che non aveva nemmeno il piatto doccia, solo un buco osceno nel pavimento. E non aveva nemmeno la lavatrice: ve li immaginate 5 anni di lavaggi di vestiti a mano dentro una bacinella? si sappia che la conservo ancora adesso a promemoria che al peggio non c'è mai fine. C'era il riscaldamento però. O almeno c'erano dei termosifoni che cercavano di riscaldarsi traendo calore dal corpo mio e della povera coinquilina.
Direte voi: e ci sei resistita 5 anni? sì, perchè alla fine non sentivo la mancanza di nulla. E' straordinario come ci si abitui a tutto. O quasi.
Il mio portatile: ha quasi 10 anni. Signori e signore un inchino. Ha la memoria di una pen drive ma è ancora eccelso. MAI formattato e mai portato in assistenza in tutto questo tempo. E' un eroe della resistenza, un giorno gli dedicheranno qualche piazza o strada.
Penso a tutto ciò e poi mi chiedo perchè faccio il lavoro che faccio. La tecnologia mi tange dall'esterno ma dentro di me, nel profondo nel mio cuore di carciofo, so che un po' di sano ritorno alle origini non mi farebbe male. Never say never.

mercoledì 13 gennaio 2010

Consigli per gli acquisti

Fa freddo, siete stanchi dopo 12 ore di lavoro e non ricordate dove avete parcheggiato???
Fino al mese scorso avreste girato sconsolati nel parcheggio alla ricerca della vostra bicocca ... ma oggi no! telecomando alla mano, sblocco chiusura e nel buio e silenzio del parcheggio

Clak clak!!

Ossignur, mi gaso quando sono tecnologica! 

martedì 12 gennaio 2010

Elementare Watson!


Location: cinema.
Personaggi: me medesima, lui, lei, l'altro e qualcun altro.

lei: "ma sto Sherlock che lavoro fa?"
io: "..."
lei: "allora?"
io: "niente, guarda e zitta."

lunedì 11 gennaio 2010

Record personale

Immaginate la scena.
E' un giorno importante, un colloquio per decidere la svolta della società e di conseguenza il vostro inquadramento. Vi presentate: siete al top, tutto deve andare bene. Cominciate a fare avanti e dietro tra le diverse stanze per reperire tutta la documentazione che diventa man mano necessaria. Optate e vi offrite (mai una volta che vi faceste i cavoli vostri, eh?) per una pausa caffè. Andate alla macchinetta, preparate il caffè, lo mettete su un vassoio, aggiungete quelle zuccheriera di ceramica tanto carina e cominciate a percorrere il corridoio a passo veloce...
e vi ritrovate malamente a terra.
Cos'è accaduto? la fottuta cera sul pavimento vi ha fregato e vi ha fatto fare uno scivolone degno di Fantozzi. Avete dato una culata in terra così forte che adesso sul pavimento c'è l'impronta del vostro culo stile"walk of fame". E' stato un istante. Un attimo prima il caffè era sul vassoio e voi sui vostri tacchi, un attimo dopo il caffè rovesciato a terra, la zuccheriera in cocci in parte conficcati nella vostra mano e il vostro culo adeso alla ceramica. Tutto questo dura un secondo perchè al sentire: "cos'è successo?" vi alzate di colpo, vi riaddrizzate le anche e con la migliore faccia di bronzo che avete dicete: "tutto bene, non mi ero accorta che il pavimento era bagnato".
Ne ho fatte di figure di merda, eccome se ne ho fatte. Ma certe hanno un tempismo così perfetto da poter entrare nel Guinness World Records.

venerdì 8 gennaio 2010

Dog&fish


La settimana perfetta: due giorni di lavoro, uno di riposo, due giorni di lavoro. Traffico ridotto al minimo indispensabile, il telefono quasi muto. Magari fosse sempre così!
Oggi ho avuto un tête-à-tête con uno squalo. Ed era decisamente affamato. Con calma stoica ho cercato di resistere. Ricordo mio fratello che, ancora bambino, diceva di non aver paura degli squali "basta che quando ti aggredisce sei veloce ad accecarlo"...eccerto, che ce vo?
Nelle vesti da palombaro divento muta come un pesce, servo in tavola un sacco di scartoffie, numeri, tabelle che capisco solo io perché le elaboro tutte solo e soltanto io mentre di solito chi viene a discutere si sofferma solo sulla casella del totale. Come si può prescindere quello che c'è tra lo zero e il numero finale? E' come addormentarsi il primo gennaio e, risvegliandosi a fine dicembre, andare a valutare gli eventi passati senza averne cognizione di causa. Tra rimbrotti, borbotti e sbuffi anche questa giornata è finita. Sono scivolata morbida e veloce lungo la strada che mi portava a casa. Ho parcheggiato e ho trovato Agostino ad aspettarmi. Agostino è un cane così secco da passare tra le sbarre della recinzione. I primi giorni che ci siamo incrociati, sbucava veloce dalle sbarre e mi rincorreva per un bel pezzo con l'intenzione di mordermi e portarsi a casa qualche chilo delle mie chiappe. Col tempo si è rassegnato o ha cominciato a provare una certa pena per quest'umanoide che parcheggia con difficoltà sempre troppo lontano da casa e scende dalla macchina con qualunque cosa dietro: borse, borsette, scatoloni, pacchi di piastrelle, una volta anche accessori da wc. Ora quando parcheggio lo trovo vicino la macchina, si fa abbracciare tutto e carezzare. Mi accompagna fino a fine strada, aspetta sche svolto l'angolo e poi ripassa, secco infame, tra le sbarre del suo giardino.

giovedì 7 gennaio 2010

Ripensandoci


...ogni tanto mi vengono in mente delle pirle di saggezza ascoltate nei momenti più disparati e sorrido all'improvviso sembrando una perfetta idiota a chi mi osserva.

Ripensavo ad un pranzo. Tv con volume a 200 causa sordità dei commensali. All'improvviso un documentario sulle nocciole:
le nocciole bla bla bla le nocciole bla bla bla si cucinano bla bla bla le nocciole bla bla bla
all'improvviso uno esclama: "ahhhhhh, mo' ho capito che so' ste nocciole: so'le vallane!!!"


L'italiano, questo sconosciuto.

mercoledì 6 gennaio 2010

De gustibus

...che poi, a sentire i detti popolari, la Befana è una gran bella donna.
donna de panza donna de sostanza
donna baffuta sempre piaciuta
de notte tutte le fémmene so’ bbone.
gallina vecchia fa buon brodo
donna nana tutta tana 
...quindi se ti dicono che sei una befana, ringrazia!
e poi spaccagli il naso
 
 

martedì 5 gennaio 2010

Scienza e fantascienza


C: "Vieni subito qui! Cosa cavolo ha sto aggeggio che non va??? perchè non mi stampa il documento???"

io: "ehm...non vedo la stampante...dov'è?"

C: "ah...non ce l'ho..."

io: "...."

Matematica e altre corbellerie


"Quanto fa?"
"E' uguale a 18 diviso il 73%"
"ok, scrivilo"
"18 / 73%"
"ok...ma scrivi 73% in forma decimale"
"cioè?"
"...i numeri con la virgola..."
"aaaaaah...allora 73% è...100/73? no no 73x100"
"...come si calcolano le percentuali???"
"oohh, boh, non mi ricordo!"

18 anni, liceo scientifico.

Da oggi in poi il blog avrà l'etichettà "ignorantità" (cit. mia nonna).

lunedì 4 gennaio 2010

Carri armati e calessini


Stasera sono stata ad un passo dalla morte. Avevo aperto il cancello per entrare nell'area abitata del posto in cui vivo, il tempo di varcarlo e un suv ad alta velocità mi si precipita addosso in retromarcia. Non so come sono riuscita a sgusciargli da dietro e a spiattellarmi contro un muretto. Ho sentito l'auto strisciarmi contro, l'ho sentito prima di capire che ero riuscita a venirne fuori.
Un attimo me lo vedo addosso, un attimo dopo mi sento con le spalle al muro. La mia reazione? urla, grida, insulti? niente di tutto ciò. Un solo pensiero in testa: "E' un cretino, potevano esserci dei bambini", poi una scrollata di spalle, un "imbecille" detto a voce alta più a me stessa che al guidatore e via verso casa. Mi chiedo com'è possibile che non ci sia nulla che mi schiodi dalla mia impassibilità. Non c'è nulla che mi turba. O almeno non c'è nulla per cui riesco a turbarmi, per cui riesco a far venire fuori quello che ho dentro. Vado avanti come un panzer, incurante di me stessa. C'è di che pensare...

domenica 3 gennaio 2010

questione di CULtura


Messaggio privato per l'allegra signorina che in questo momento, in tv, dopo aver ancheggiato e sballonzolato le tette grazie ai soldi del canone, ha dato prova di lettura:
1) DESTIN Hoffman non è un attore, al più può essere il nome di un astrologo!
2) SCIOBERT non è un musicista, al più è il cugino scemo di Schubert.
3) complimenti per la fluidità di lettura, nemmeno in seconda elementare leggono così bene!


P.S. si vede che ce l'ho a morte con la tv e col decoder che mi costringe a propinarmi cerchi programmacci?


P.P.S. ti prego signor decoder, stasera c'è la terza e ultima parte di un film a cui tengo, ti prego fammela vedere, stasera si svela il mistero!!! Giuro che non offendo più le signorine della prima serata!

sabato 2 gennaio 2010

Avviso ai lettori

E'vero, nonostante i post del periodo natalizio portino date che vanno dal 24 Dicembre ad oggi sono stati scritti effettivamente tutti in questo pomeriggio ma non mi piaceva l'idea di partorire 4 post in un giorno lasciando alcuna traccia nei precedenti.Diciamo che è un vezzo vezzoso e alquanto inutile ma mi pareva di fare così. Quindi fatevelo andare bene.
p.s. qui comando democraticamente io.

Si saldi chi può

…che io i saldi non li ho mica mai capiti. Da quel che si dice pare che vendano la merce con un certo sconto. Ipotizziamo una generica percentuale in meno. Ora, escludendo che il commerciante vada a rimetterci sul costo del prodotto per fare un favore a me, mi vien da pensare che se guadagna nel periodo dei saldi, fuori saldi ci specula. Perdonate e non offendetevi per questa mia logica spiccia ma le mie sinapsi sono di una versione un po’ datata e ormai fuori garanzia.
Quel che capisco meno dei saldi è la fila fuori dal negozio. Cioè, tu uomo (o donna ), ti svegli presto una mattina in pieno inverno e ti metti a fare una fila che non giustificherei nemmeno se la roba te la regalassero. Una fila inaudita per entrare a far ressa in un negozio, per rovistare tra fondi di magazzino, per andare alla cassa a strisciare a sangue la carta di credito, per fotterti quel briciolo di tredicesima che ti era rimasta per un paio di scalda mutande firmato, ultimo grido (di orrore) di tre stagioni fa, completamente inutile ma comprato, signori e signori, in via condotti (o via montenapoleone per par condicio)! Cosa così chic e fashion che per giorni girerai sottobraccio con la busta del negozio per far vedere a tutti gli amici e colleghi che anche tu fai spesa nel figo-center. C’è gente compra china-minchiatine regalo e poi le inserisce nelle buste firmate per far bella figura nel regalarle.

Ora, se mi regali un portafogli nero lucido finto squamato non è che se me lo incarti nella busta di un famoso stilista mi vien da credere automaticamente che è in pelle di coccodrillo…non foss’altro per la puzza di plastica e petrolio che emana. Ma ti questo te ne son grata, non amo accessoriarmi con cadaveri animali.

Ciò che è veramente in saldo, ormai da anni, è l’individualità. Salvo pochi casi l’atteggiamento dell’essere umano può essere associato a quello di una massa di pecoroni o, per sembrare più dotta ed acculturata, ad un fascio di elettroni forzato in un acceleratore. Ecco, magari se paragono l’80% della popolazione ai pecoroni può sembrare offensivo, però se il paragone è più ricercato può sembrare quasi un complimento.
Quanto conta/costa l’apparenza?

Morale: ogni uomo ha il suo prezzo, qualcuno anche lo sconto.