sabato 27 febbraio 2010

Born to make smile

Capita spesso che per lavoro debba prelevare ingenti quantità di denaro (purtroppo non mio). Soprattutto quando occorre pagare gli stipendi esco dalla banca con dei rotoli di soldoni paurosi. Ieri avevo un malloppo così importante che, per paura di perderlo, prima di uscire dall'edificio, l'avevo piegato su se stesso, messo in una busta, sigillato con nastro adesivo, ripiegato e chiuso con un elastico. Praticamete una palla da baseball di qualche migliaio di euro. Provo a infilarla in tasca ma tutta la cura che avevo impiegato per chiuderla l'aveva resa troppo grande per le tasche del mio jeans. E quindi tentativi disperati di trattene il fiato, tirare in dentro la pancia e la tasca in fuori.
Infine ce l'ho fatta a far entrare la palla danarosa ma che fatica!!!
Sento alle mie spalle una presenza: era la guardia che si godeva lo spettacolo ridendosela a crepapelle.
Che io ci credo quando mi dicono che avrei dovuto fare cabaret...

martedì 23 febbraio 2010

Aria nuova

Oggi sembra una giornata tranquilla. "Sembra" perchè quando meno te lo aspetti accade qualcosa.
L'aria è tiepida e la finestra spalancata. Le finestre di questa prigione sono molto alte e non riesco a vedere fuori. Non mi accorgo mai se fuori piove o c'è il sole. Oggi però c'è vento, lo avverto dal sollevarsi leggero delle scartoffie sugli scaffali più alti a contatto con la parte aperta di questa finestra irraggiungibile. I termosifoni sono spenti ma non fa freddo, l'aria finalmente si riossigena dopo i giorni di sapore viziato di cui ho abusato.
Il telefono squilla sporadicamente: le solite urgenze impellenti e improrograbili che, chissà perchè, si risvegliano sempre all'ultimo minuto. Se fossi la protagonista di una serie americana sarei la tizia che si occupa di trovare le soluzioni ad ogni genere di problema. Tutti contano su di me tranne me stessa. Che poi io me lo chiedo seriamente perchè riesca ad applicarmi e a risolvere i problemi degli altri mentre i miei li accumulo e li faccio evaporare per disperazione. A volte la vita è strana, ci rende tutto e niente.

venerdì 19 febbraio 2010

Polvere

Toc Toc? Posso entrare? solo un minuto, giuro.
Mi siedo un attimo, ho bisogno di riprendere fiato. Solo ieri era...uhm, credo di essere rimasta a sabato scorso. Accidenti, è già passata una settimana. Possibile che non me ne sia accorta? Ogni giorno mi sono ripetuta che l'indomani sarei venuta a scrivere - che nella testa frullano post come foglie in un alito di vento. Poi l'indomani è passato, e l'indomani successivo ancora. E io non c'ero. Non solo qui. Non ero presente nemmeno a me stessa altrimenti come spiegare questo tempo volato senza che me ne accorgessi?
Mi rendo conto che la mia vita è diventata un'enorme scatola cinese con dentro migliaia di altre scatole cinesi via via di dimensione decrescente. Man mano che la scatola più grande fagocita quelle più piccole diventa determinante e condiziona quella che posso ancora chiamare "la mia vita". Questo è un periodo abbastanza complesso che, nonostante i fattori di disturbo, procede come un'onda periodica. 
Il mio lavoro abusa di me, lo confesso. Violenta i miei desideri e si prende tutto il buono che ancora il tempo non mi ha portato via. Entro in queste stanza al mattino ed esco a sera ormai tarda. Torno a casa con gli occhi gonfi di stanchezza e tanta rabbia perchè un altro giorno è passato, un altro giorno di vita in meno, altre 24 ore senza che siano state vissute. Eppure mi sento in colpa a pensare questo. Perchè tutta la mole di lavoro che mi è caduta addosso come una valanga di fango e merda è dovuta al fatto che un glioblastoma un giorno è passato di qua e ha deciso di impossessarsi del primo innocente incontrato. E non c'è esorcismo che tenga.
E allora penso che io, cazzo, sono fortunata perchè rimpiango i miei giorni perduti in queste stanze mentre c'è chi piange per i giorni che stanno per finire. Ma poi razionalmente penso che anche la mia è una morte. Una lenta agonia in cui iniziano a soccombere prima i desideri, poi l'amore e l'amicizie fino a farmi diventare un omino grigrio e vuoto che si trascina tra letto e ufficio.
E quando lo penso mi sento ingrata. Sono un cane che si morde la coda.

lunedì 15 febbraio 2010

S. Valentino

Il giorno dedicato agli Innamorati...e allora perché festeggiano solo le coppie? che mica è vero che un single non sia innamorato! Magari non è corrisposto, magari preferisce la singletudine ad un travagliato rapporto di coppia pur amando l'oggetto dei propri desideri. Eh, sì, perché chi ha detto che uno debba essere innamorato di un essere umano? I gusti son gusti! C'è chi ama gli oggetti, chi gli animali, chi ama se stesso e chi le entità incorporee e, da non dimenticare, chi si vanta di avere relazioni con esseri alieni che preferiscono un rapporto a distanza di qualche migliaio di anni luce. 
Allora cos'è che rende questo giorno un mero simbolo del festeggiamento della coppia intesa come unione di un umano con un altro umano? Semplice: il regalo! Non è che se tu ami il tuo cane puoi regalargli una scatola di cioccolatini: morirebbe! Tanto meno puoi regalare una cornice cuoriciosa al tuo spirito guida: non può fotografarsi! E così, da quando mi ricordo, questo giorno non è la festa degli innamorati bensì quella dei commercianti! E stesso dicasi per la festa delle donne, dei nonni, della mamma, del papà, dello zio, del cugino, ecc. Che poi, diciamocelo, se vuoi fare la festa a qualcuno lo fai senza tanto clamore...

venerdì 12 febbraio 2010

Neve

Un risveglio insolito per Roma. Ovattata e silenziosa, la neve fioccava rigogliosa su case, auto e persone in attesa alla fermata del bus. Anche lo smog soccombeva sotto le gelide coltri nevosi.
Tutti incuriositi, tutti con il naso all'insù. 
Eh, sì, per un mattino siamo tornati tutti bambini, curiosi per l'evento inaspettato e pieni di quella gioia immotivata che ci riporta all'infanzia.
Non ci sono parole, ma un'immagine può aiutare:
Ed evito di descrivere la camminata a papera che ho assunto durante il giorno per evitare di sbottare al primo accumulo di ghiaccio. Se dev'essere poesia che lo sia!

giovedì 11 febbraio 2010

Outing del momento

...ebbene lo confesso. Anche io ho problemi col crack.
Ogni mattina, quando mi sveglio all'alba per andare a lavoro, ho bisogno di un aiutino per alzarmi. Ma non è stato sempre così. Ho iniziato lavorando all'aperto sotto la pioggia, nelle mattine gelide invernali. Lunghe ore con le ossa intrise di freddo e umidità. 
Col tempo è diventata una consuetudine: al risveglio stiro la schiena e una domanda sorge spontanea:
....farà crick o farà crack?

mercoledì 10 febbraio 2010

Fobie: foibe della psiche

Oggi, 10 Febbraio, è per me la giornata per le vittime delle Fobie. Per le vittime delle foibe, cliccare qui.
Le Fobie sono un dramma sociale. Nascono senza un perchè, si radicano nell'animo e crescono prolifiche come nidiate di conigli. Riescono a cambiarti la vita come poche cose al mondo, ti mangiano i sentimenti, ti succhiano l'anima e ti rendono un vegetale che si alimenta solo di impedimenti più o meno reali e di frustrazioni. Eppure sono un male così poco conosciuto. Praticamente ignorato.
Spesso si ride delle paure (degli altri). Non le si capisce e le si deride. 
E poi si torna a casa accendendo subito la luce perchè tutto quel buio fa paura, si spalancano le finestre perchè mi sento soffocare. La doccia rigorosamente in apnea (perchè anche l'acqua può far paura). 
Il problema maggiore delle fobie è che essendo paure immotivate non vengono riconosciute dalle vittime stesse che si limitano a conviverci così come si sopporterebbe un alluce valgo. Costerebbe troppa fatica provare a chiedersi il perchè di una cosa che un perchè non ce l'ha. Accettare un'aliquota di irrazionalità nella propria vita è troppo difficile rispetto al preventivare sottobanco una quota, piccola o grande che sia, di rinunce. E quindi si fa finta di nulla, si prepara qualche scusa da dare e da darci al momento giusto.
A meno che...
A meno che la fobia esploda invalidante. Ma in quel caso è più facile parlare di pazzia, psicosi e amenità varie.
Eppure basterebbe accettarsi per quel che si è: una creatura meravigliosamente difettosa. Ogni piccolo neo, fisico o psichico, ci permette di essere noi e non altro. Chi ha mai detto che dobbiamo essere per forza tutti uguali?

venerdì 5 febbraio 2010

C'è chi parla con la bocca e chi...no.

Benvenuti all'angolo della Sora Gina, l'angolo in cui me medesima in persona si trasforma nella vecchia megera e polemica che diventerò sicuramente tra qualche anno.
Ordunque, mentre stamane facevo i gargarismi quotidiani con i miei rigorosissimi 200ml di latte parzialmente scremato, accadeva che i suddetti mi andassero di traverso causa intervista ad un ex detenuto trasmessa su Rai1. Il buon'uomo iniziava dicendo, testuali parole: 
"non ho mai portato il conto di quante rapine ho fatto, quindi non so dire se sono un campione o un fallito"
Te lo dico io se hai qualche dubbio: sei un fallito! Anche se di primo acchitto mi sono venuti in mente ben altri termini con cui definirti. Fammi capire: tu passi il tempo facendo rapine a mano armata, rubando e mettendo a rischio la vita della gente, ti arrestano e, dopo qualche anno in carcere, non è che ti viene il dubbio d'aver fatto qualche cazzata, NOOOOOO, tu ti chiedi solo se ne hai fatte abbastanza!!!!! 'tacci tua!!!! 
Il latte è diventato ormai così acido da poter essere mangiato col cucchiaino a mo'di yoghurt.
Continua l'intervista. Il brav'uomo che in carcere è riuscito a laurearsi alla faccia di chi non riesce a pagarsi gli studi, lamenta di non riuscire a trovare lavoro. Ma non un lavoro qualsiasi, un lavoro a tempo indeterminato. ECCCCERTO, in Italia ci sono qualche decina di milioni di individui che si fanno il culo per studiare e tirare avanti onestamente, che sputano bile nei call-center, che raccolgono la monnezza, che marciscono nei cantieri, ecc. ecc. ecc., che a fine mese ringraziano per l'elemosina ricevuta e tu, Onest'uomo, ti lamenti che nessuno vuole dare un posto fisso ad un ex detenuto. 
Quale posto fisso??? Esistono ancora i contratti a tempo indeterminato???
E poi perchè darne uno a te? Non sei certo uno che ha rubato per fame. A distanza di anni ancora lodi e sbrodi le tue malefatte. Tropp'è che nessuno viene a renderti conto della bella casa in cui vieni intervistato e che per molti è solo un sogno irraggiungibile se non a colpi di trent'anni di debiti con le banche. Sempre che la Banca sia d'accordo.
Sappia, infatti, caro Galant'uomo, che oltre alla mancanza di lavoro, c'è anche chi dispera, nel modo più onesto possibile, perchè non riesce a fare la spesa, figurarsi avere una civile abitazione. Quindi, invece di sputare nel piatto in cui ha mangiato per anni e mostrare faccia tosta nel pretendere l'impretendibile, apra la finestra e si guardi attorno: quel che non ha lei, non lo ha nessuno.
Si le cose nun le sai...salle!

mercoledì 3 febbraio 2010

Prima che sia troppo tardi

Telefono che squilla. Rispondo. Voce allarmata che grida: "Non posso venire! Sono in ospedale!"
Io, preoccupata: "che ti è successo? stai bene?"
Risposta: "Aho! famme grattà. se no mi porti sfiga, so' venuto solo a ritirà le analisi "

Un giorno la mia mente si aprirà e capirò il senso di questa e di tante altre cose. Dio illuminami.

Sbagli e sbadigli

Jeans, maglioncino e scarpe da ginnastica. Mentre cammino velocemente sotto l'ufficio vengo attirata da una macchina di quelle superpotenti, di quelle che non si vedono spesso in giro, di quelle che gli appassionati guardano sui giornali nei momenti di autoerotismo. Era così potente che sprizzava cavalli da tutti gli ingranaggi, se tendevi l'orecchio potevi sentirli nitrire...in confronto la mia vecchia Matiz sembrava un risciò.
Scendono due tizi appena usciti dal telefilm The Sopranos. Vestiti elagantissimamente che, ne sono sicura, un loro calzino costava come tutta me stessa messa insieme.
Allungo il passo e rientro velocemente alla base. Il tempo di sedermi e sento citofonare, apro e...azz, sono loro! Un sudore gelido mi percorre la schiena, mi presento e si presentano. Brutto gioco che mi fanno le orecchie, mi sembra di sentirli parlare con accento siciliano secondo il peggiore dei clichè! Cercano il capodecapis, non c'è e loro, con un ghigno , rispondono "Lo aspettiamo qui fuori..."
Di lì immagini di attentati, richieste di pizzo,l'ufficio che esplode con me dentro e la mia statua al centro di Roma come martire del lavoro con tanto di piccione che mi fa la cacca addosso.
Certo, dovrei smetterla di vedermi tutte quelle serie americane! Tra C.S.I., N.C.I.S. e tutte le serie con i vari morti ammazzati, la noia e un eccesso di fantasia macabra non ne vengo più fuori.Era solo un fornitore a cui le cose vanno particolarmente bene. Ed era pure Milanese. Ok, mi metto in punizione, niente TV per un mese.

Mistero

Capita, di tanto in tanto sia chiaro, che qualcuno di sua spontanea volontà, senza io che gli prometta soldi o favori di qualsiasi natura, leciti o illeciti che siano, mostri apprezzamento verso le mie doti lavorative e lo evidenzi al Capodecapis. 
Orbene, qual è la sua reazione di fronte a cotanto complimento gratuito? Gioia per avere un valido collaboratore? Entusiasmo per il buon lavoro svolto? Riconoscenza per l'impegno mostrato?
Nossignori.
Assume uno sguardo contrito, anche un po' dispiaciuto. Gli angoli della bocca piegano inesorabilmente verso il basso, gli occhi diventano lucidi, la mano trema. A volte si limita a commentare con uno sprezzante "Dice???" oppure, quando va meglio, tace a capo chino come si comportano di solito i bambini appena rimproverati per qualche marachella. Di solito l'interlocutore, a quel punto, si trova spiazzato e si sente come se avesse appena detto una cazzata madornale. 
Questo comportamento rientra, per me, in uno dei tanti misteri irrisolvibili. Invoco Giacobbo, Ruggeri e tutti gli altri esperti di misteri misteriosi a dipanare l'intricata matassa.