lunedì 31 agosto 2009

una mutanda

Sono in fase di cambiamento. Ci sono mille cose di me che vorrei diverse eppure sono così legata ad ogni mio piccolo neo da non riuscire a separarmene. Di qui la guerra di secessione che dirompe da sempre nei mie pensieri. Con i geni del dio Giano impiantatimi per errore da uno scienziato sadico, mi avvio verso l'ennesima mutazione. Quando Parmenide diceva che "non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell'impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va" parlava del mio sangue. E mentre mi preparo al cambiamento mi sento un po'sciocca definendomi...una mutanda.
Questo post potrebbe intitolarsi: "di come il pc e internet si coalizzarono contro di me per impedirmi di aprire il blog". Ho provato a inviare il primo post circa un trecentodiciannovemila volte ottenendo sempre messaggi d'errore per via di inesistenti inesattezze di varia natura o per la linea che decideva improvvisamente di cadere come una modella di fronte ad un bignè dopo un mese di digiuno. Eppur ce l'ho fatta. Non che me ne senta particolarmente orgogliosa. Diciamo che mi sento a metà tra la disadattata informatica e la tontolona di turno.

Volevo iniziare domani ma anche oggi andrà bene


Sono mesi ormai che mi frulla per la testa l’idea di aprire un blog. Non per seguire la moda che lo vuole must del momento (è forse è già out?). E’ un desiderio diverso, un voglia di comunicare impellente. Un po’come quando si sta viaggiando in autostrada e, appena passata l’area di sosta, quando la successiva è distante un milione di chilometri, lo stomaco comincia a smucinare e a chiedervi di fermarvi. Così sento i miei pensieri riottosi. Li sento in piena agitazione. Vogliono uscire e palesarsi. Palesarsi a chi? Non saprei. Basterebbe scriverli su un muro ma il proprietario di casa non gradirebbe. Basterebbe scriverli su carta ma ho le mani così pigre da non riuscire a seguire il flusso dei miei pensieri. Solo le dita sono abbastanza agili da provarci. E quindi li scrivo qui. Alla mercé di chi passerà e li commenterà o di chi si limiterà a sbirciarli in silenzio. In ogni caso grazie a chi mi regalerà un minuto del suo tempo anche solo per aprire queste pagine, anche solo per il tempo di mugugnare: “porc..non è questo il sito che cercavo!”.