venerdì 18 settembre 2009

Sassi


Non credo nelle commemorazioni.
Di solito per qualche giorno c'è cordoglio, poi solo oblio.
E sì che ci sarebbe tanto da ricordare.
Innanzitutto bisognerebbe cercare di ritrovare nella memoria il motivo delle guerre, le promesse di pace, le convenzioni sulle armi e quelle sulla demilitarizzazione. E poi bisognerebbe ricordare cosa significa aver paura, cosa si prova a soffrire. Siamo così abituati alle stragi che quando ne abbiamo notizia non ci fanno più effetto. Al più ci "colpiscono" se coinvolgono un conterraneo, come se ciò rendesse la vittima un po' più importante rispetto alle altre.
Soprattutto bisognerebbe ricordare le stragi anonime per cui nessuno si esprime. Mi riferisco a tutte le persone che muoiono nel silenzio: per strada, sul lavoro, in posti troppo lontani per poter raggiungere il nostro civile senso di cordoglio. Perchè, non dimentichiamo, oggi si muore anche solo per esercitare il proprio diritto a vivere.

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