mercoledì 11 novembre 2009

Il mio nome è Mind, Dangerous Mind


Non sono sparita. Sono solo rimasta impelagata in un cumulo di fango e d'impegni. In questi giorni ho girato su e giù la costa tirrenica italiana ma l'unico mare che ho visto è stato quello generato dalla pioggia incessante che mi inzuppato fin dentro le ossa. In particolare lunedì ero in cantiere, in una fossa, con 20cm di acqua alla base che ha richiesto un pompaggio per poter proseguire i lavori. Il fango era ovunque, l'acqua cadeva incessate e, permeato il soffitto già privato della danneggiata impermeabilizzazione, si riversava incurante sulle nostre schiene. Le scarpe di sicurezza già di per sè pesanti, erano insollevabili causa lo spesso strato di terra accumulato sotto la suola la cui scivolosità ci rendeva tutti pattinatori alle prime armi. Quando sono andata via ero zuppa, infreddolita e con il fango fino alle ginocchia. La stanchezza ha dominato questi giorni e credo che si farà sentire ancora per po'. Sono in un periodo che richiede assestamenti ma le scosse non accennano a diminuire.
E' un lavoro duro ma qualcuno doveva pur farlo.

2 commenti:

  1. "E' un lavoro duro ma qualcuno doveva pur farlo."
    Secondo me lo fai perchè, nonostante tutto, a te piace questo lavoro. Oltre a piacerti, per te è una sfida alle convenzioni sociali e nello stesso tempo un modo di dimostrare a te stessa, con la tua cocciutaggine, la tua preparazione e la tua esperienza, di saperlo fare bene. Tu vali! Questo dovrebbe darti più sicurezza nelle tue capacità. Approvo in toto, ma abbi un pochino più cura di te, ti prego.

    MT

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  2. MT: grazie per il tuo affetto e per le tue parole. A volte penso che il mio lavoro non è una vocazione ma che sono una sorta di caterpillar che messo in una qualsiasi situazione va avanti a sfondamento, che mi piaccia o meno. Penso che questo mio "avanti e comunque" mi danneggi perchè mi preclude delle scelte e dei cambiamenti.

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