martedì 17 agosto 2010

L'insostenibile leggerezza dell'essere

Stavo per morire. Sono stata lì lì per saltare il fosso.
Già me lo immaginavo:  San Pietro che mi svegliava e mi faceva portare un caffè da quei due pirloni della pubblicità.
E’stata un’esperienza bruttissima, una di quelle che ti scuotono così tanto che la cellulite resta a vibrare per giorni interi.
Com’è stato? Semplice, il classico incidente domestico: stavo facendo la doccia, sono uscita tutta ignuda e mi sono avvicinata alla bilancia. Salgo su e comincio a sentire il disco che gira gira gira sotto l’azione del mio peso. Dopo 5 minuti di giramento si assesta. Abbasso lo sguardo, cerco di guardare la cifra nascosta in prospettiva dalle tette. Leggo e mi prende un coccolone: dieci chili in più! Panico!!! Com’è possibile! Non ricordo di essermi mangiata un cinghiale per colazione! Forse il cornetto aveva un peso specifico esagerato! Comincio a fare un saliscendi continuo dalla bilancia mentre il mio neurone è nel panico più assoluto. Sono disperata. Comincio a meditare un piano di flagellazione fatto di pane ed acqua, senza pane però che sennò ingrassa. 
Il pomeriggio passa lento e il mio neurone è ancora sotto choc. Mi controllo le cicce e mi chiedo per quale strana magia sono lievitate come un panettone a Natale. Nel mentre che mi fustigo pissicologicamente sento una voce provenire dal bagno:
“Hai visto che s’è rotta la bilancia? Segna dieci chili in più!”
‘tacci sua. Nemmeno 30 enne e mi ritrovo già cardiopatica.

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