martedì 18 ottobre 2011

La mia banca è (in)differente

La mia banca è (in)differente.
Lo dico un po’ spesso ultimamente. Mi rendo conto che nel mondo ci sono più teste di minchia di quanto credo. E sì che sono una persona che ha una visione della vita alquanto pessimistica. Venire smentiti anche sulla minchionaggine della gente è molto sconsolante…
Io odio la mia banca. Sono un grumo di sconclusionati omunculi che sono in grado di accendermi una gastrite nemmeno avessero l’accendino e io fossi fatta di benzina. Parliamo due lingue diverse e non mi riferisco al loro burocratese contro il mio stentato italiano…
Tralasciando gli episodi del passato che già da tempo mi hanno fatto meditare una scenografica chiusura del conto con tanto di urla e messa a fuoco dei loro uffici, vi racconterò degli ultimi disservizi che, dio voglia, saranno gli ultimi nel senso letterale del termine.
Questa estate, approfittando delle ferie di agosto, sono andata nella mia filiale e ho chiesto l’attivazione del sistema di relax-banking. Ho spiegato all’addetta - dopo aver fatto un’ora di anticamera ascoltando sta tizia che si metteva d’accordo per il mare con qualche amico all’altro capo del telefono – che non avevo la possibilità di fare bonifici dalla filiale, ma mi occorreva la comodità di poter fare movimenti in qualsiasi momento in quanto stavo per comprare casa e, da un momento all’altro, avrei potuto dover versare una caparra confirmatoria. La tizia pare comprendere ciò che le dico, mi da la Chiave per l’accesso on line, ci salutiamo e me ne torno felice a casa. Felice si fa per dire. Lo stesso giorno mi torsi un piede e zoppicai per tutte le ferie, ‘tacci loro!
Passano le settimane e arriva il momento di caricare il nuovo conto che mi sono aperta nella banca che mi erogherà il mutuo. Mi collego, attivo la chiave e….
…utente non abilitato.
Nel mia testa qualcosa si incrina, saltano le ultime rotelle e sclero. Comincio a schiumare dalla bocca come un cane rabbioso e a lanciare improperi tali che, la mignotta che si prostuisce sotto casa, si è imbarazzata ed è scappata via.
Alle 23.30 scrivo un’email al responsabile della mia banca. Vi dico solo che la prima frase è stata “Buonasera Sig. XXX, faccio fatica a scriverle quest’email cercando di mantenere toni calmi e civili”. Se i toni siano rimasti calmi e civili non saprei dirlo, so solo che l’indomani il tizio mi ha chiamando scusandosi, attivandomi subito il servizio e ampliandomi la disponibilità di versamento. Mi disse anche che, visto che l’importo del bonifico era abbastanza importante, sarebbe stato preferibile che andassi in una filiale a me vicina. Io accettai e lui mi chiese di comunicargli in quale filiale sarei andata di modo da agevolarmi la pratica.
I giorni successivi, una settimana fa, gli mando un’email con tutti i dati della filiale che ho scelto e gli chiedo conferma per poter effettuare l’operazione. Non mi risponde. Oggi gli mando un’altra email chiedendo sollecita risposta. Mi chiama:
“Non si preoccupi! E’ tutto a posto! Se le facessero problemi le lascio il mio numero di cellulare, ma non si preoccupi,  è tutto a posto! Non si demoralizzi!”
Demoralizzarmi io? Figuriamoci. Arrivo in filiale, vado allo sportello, chiedo di fare il bonifico e l’addetta per poco non si scapicolla per terra dalle risate. Vista la mia insistenza, si altera e mi dice che non è possibile fare un bonifico oltre i 5mila euro senza autorizzazione dalla banca in cui è stato aperto il conto.
“E’ la circolare n. 434980163413684163426!”
“Senta, ha chiamato il responsabile della mia banca, ha detto che ha autorizzato!”
“No no, qui non c’è niente, la circolare parla chiaro!”
Partono bestemmioni in sottofondo “Chiamiamo il responsabile della mia banca!”
“Io non chiamo nessuno, al più ci chatto!”
“Ma che chatta! E se non è al pc? Chiamiamolo, ho anche il n. del cellulare!”
“Ora ci chatto! Ah, non è alla postazione…”
Nel mentre avevo già avviato la chiamata, il tizio risponde “Pronto?”
La mia voce è indefinita, quasi telegrafica: “Signor XXX. Sono in banca. Non c’è l’autorizzazione. Parli con l’addetta allo sportello. RISOLVA.”
Segue scambio di parole su sta cazzo di circolare. Scoprirò che il mio responsabile la ignorava. I due contrattano. Il cellulare torna tra le mie mani, il responsabile ha la voce che trema, forse teme che gli ripeta al telefono quello che gli ho scritto nell’email: “Non si preoccupi, domani è tutto risolto! Non è colpa mia, io ho inviato l’autorizzazione ma è la banca in cui è andata che non ha il collegamento”
“Le dico solo che martedì quei soldi devono stare sul conto del beneficiario”.
Click.
Prima mi stupivo quando leggevo notizie su gente comune che, all’improvviso, in un raptus di pazzia, si armava  e andava in giro facendo una strage. Non è pazzia ma fine dell’eccesso di legittima sopportazione. 

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