martedì 13 luglio 2010

Pensieri in fila per 6 col resto di 2

Se avessi l'abitudine malsana di scrivere il mio blog in quel tempo indefinito che passa tra la calata della palpebra e la caduta nel sonno profondo produrrei una quantità indefinita di post. Quello è il momento in cui il mio cervello, al pari di uno stomaco bovino, rumina gli eventi già parzialmente digeriti durante il giorno. Sì, lo so, ho una certa classe nell'elaborare le similitudini.
Per vostra fortuna vi scrivo nei ritagli di tempo quando la mente è impegnata altrove, il telefono squilla in continuazione, la collega mi fa crescere e infine rompe gli attributi che madre natura non mi ha donato.
Nel mentre che scrivevo queste prime quattro righe ho fatto/subito 6 telefonate. Una delle quali è della Volpe. La Volpe chiama quasi ogni giorno per parlare con Rolling Stone. Da circa due mesi, ben 60 giorni naturali e consecutivi, le ripeto che Rolling Stone c'è solo nel pomeriggio. Santapupazza, accendilo quel neurone rosa fashion! E' inutile che mi chiami la mattina chiedendo di lei! E chemelochiediafa' se richiamando tra un'ora la puoi trovare! No, non c'è! Pianeta Terra chiama Volpe: rispondete!!!
Ok. Mi sono sfogata.
Ritorniamo a noi. La scorsa settimana è stata piena di eventi imprevisti, alcuni piacevoli, altri meno. Questa è la Vita, con una mano da e con l'altra toglie. A qualcuno la da soltanto ma non è momento per fare polemiche sul suo essere sgualdrina. Tra gli eventi del weekend c'è stato un riconoscimento da parte del mio capo in merito al mio lavoro. E chi se lo sarebbe mai aspettato! E' proprio vero che il caldo da alla testa!
Tronfia del mio successo l'ho detto alle persone più importanti della mia vita. Quando ti accorgi che riesci a contarle tutte sulle dita di una mano ti rendi conto che il processo di scrematura che hai avviato da qualche anno sta avendo successo. Qualcuno ha preso come un atto di presunzione il mio volermi allontanare da nomi,cose e città che non mi davano più nulla. Io lo vedo come un piccolo gesto d'amore verso me stessa. Ho passato anni tra mille persone e col telefono sempre fremente...e sì che nei momenti bui non ho trovato mani che non fossero le mie e quelle che desidero ancora tenere accanto a me. Ho deciso quindi di accogliere nel mio cuore solo persone dotate di proprietà commutativa: sia nella gioia che nel dolore la loro presenza non cambia. Questo non toglie che sono sempre pronta al benvenuto e al bentornato, sono solo più sicura di quello che mi fa bene all'anima e alle spalle, che passare la vita a doversele guardare non è propriamente positivo. 
Stamattina ricordavo un episodio. Era iniziata l'estate del 2005, avevo finito tutti gli esami e si apriva l'incubo della tesi. Questa persona qui sacrificò il suo unico giorno di riposo per farmi evadere dall'afa di Roma e dal quel periodo brutto brutto fatto di inizi, fini e tanta stanchezza. Salimmo sulla sua prode vettura, senz'aria condizionata, e scappammo per qualche ora ad Anguillara. Lo so che nei film di solito si va in qualche posto esotico con un jet privato ma a quei tempi anche un lago e una carriola a motore sembravano un lusso. Faceva così caldo e il sole era così cocente che ci ustionammo un braccio a testa, io quello di destra perchè sedevo dal lato del passeggero, lui quello sinistro. Ricordo che, vergognosa delle mie gambe biancointonaco, portavo dei jeans che con quell'afa erano diventati una seconda pelle. Passeggiammo per qualche viuzza. Sportivi nell'anima, avremmo camminato sì e no una decina di minuti prima che la fiacca ci abbattesse su di una panchina. Ci guardammo negli occhi e ci sussurammo:
"Annamo a magnà?"
"...namo va!"
Entrammo in una bettola così lurida che avresti potuto confonderla con un bagno d  pubblicoservizio. Aprimmo il menu ed era così cara che il bancomat nel portafogli si nascose per vergogna. 
Ci guardammo negli occhi:
"Hai tanta fame?"
"Ehm...no, io prendo solo un primo...questo va bene (indicando quello più economico)"
"...anche io non ho tanta fame, prendo un seconto, ti piace questo (indicando quello più economico)? magari possiamo fare a metà sia il primo che il secondo..."
"Per me va bene!"
E così fu. 
Dopo il lauto pranzo ci consolammo con un gelato, più simile ad acqua zuccherata che ad una crema, guardando la gente sbracata sulla spiaggia, parlando di un passato ormai passato e di un futuro che, col senno si poi, avrebbe stentato a futurare.
Eppure di quel giorno conservo tutto: ogni profumo, ogni immagine, ogni sapore. Perchè per volersi bene basta veramente poco.

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