domenica 29 agosto 2010

Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, di Mark Haddon

Sono una persona compulsiva. Nei sentimenti, nel lavoro, nel cibo, nei libri e in ogni cosa mi riguardi da vicino.  L’amore per i libri nasce in passato lontanissimo da bambina disadattata. Ho letto nella vita tanti di quei libri che se li avesi comprati tutti potrei aprire agevolmente una libreria. Ho consumato i miei occhi su carta e inchiostro sviluppando una fantasia a volte eccessiva. Di quel che sono stati i libri per me e tutte le mie altre forme di compulsione non è ancora il momento di parlarne, ma dedicare un post per qualcuno dei libri che ho letto/sto leggendo/leggerò non potrebbe farmi male.

Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, di Mark Haddon, si presenta come un giallo dal titolo accattivante. Promette un’avventura simpatica e, nell’acquistarlo, sono certa di avere tra le mani un degno successore di Margherita Dolcevita. Niente di più sbagliato. E’ il diario di un bambino con una forma più o meno grave di autismo, con grosse difficoltà di relazione col mondo esterno. Leggendolo mi resta lo stesso senso di incompiutezza e di amarezza che ho provato leggendo “La solitudine dei numeri primi”. Forse entrambi i testi non sono tra loro estranei. Quello che doveva essere il giallo da risolvere è solo un fatto marginale alla storia che viene concluso nei primi capitoli. Il resto è il racconto, in prima persona, di una fuga, di tante domande che non riescono ad avere risposta. Nel suo candore, il giovane protagonista, sembra un po’ smontare le tante convizioni e convenzioni che gestiscono la nostra vita. Forse l’intento dell’autore era quello di mostrare che dietro l’autismo c’è una personalità pensante che, tra mille difficoltà, riesce ad ottenere quello che desidera. Quello che mi resta invece è un senso di frustrazione verso una famiglia sfaldata, l’incapacità di amare un figlio nella sua eccezione, la rabbia che domina gran parte dei personaggi primari. Quasi sicuramente quello che riesco a percepire dal libro è condizionato dalla mia storia e mi soffermo su particolari che mi toccano personalmente, probabilmente letto da una mente scevra da ogni pregiudizio l’opinione sarebbe decisamente benevola. Nel mio piccolo, lo consiglierei solo perché rappresenta una finestra isolata sul mondo degli emotivamente dissociati. Per adulti e bambini, soprattutto.
"Qualche volta quando mi trovo in un posto nuovo e ci sono tante persone intorno è come e il computer andasse in palla e devo chiudere gli occhi e mettermi le mani sulle orecchi e comincio a gemere, che è come premere CTRL + ALT + CANC  chiudere tutti i programmi e spegnere il computer e riavviare in modo da ricordare ciò che sto facendo e dove devo andare."

2 commenti:

  1. A volte capita di restare delusi dalla lettura di un libro che si pensava migliore. A volte si trova la descrizione di un mondo che ci appartiene, ma questa descrizione prende in giro proprio quel mondo che noi viviamo con sofferenza ogni giorno. Un bacio.

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  2. fagiolone: il bacio me lo prendo tutto perchè sento tanta dolcezza nelle tue parole

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