domenica 5 settembre 2010

Little earthquakes

Sono reduce da un weekend campagnolo. 
Di solito l'arrivo nel cortile di casa è tutta un'emozione: mi si para davanti un esercito di cani seguito da un esercito di bambini. Di solito i più piccoli danno l'allarme e quelli più grandi ci mettono la faccia. Questo vale sia per i cani che per i bambini. 
Scendo dall'auto. I primi ad arrivare sono i cani, si arrampicano ovunque, si prendono qualche coccola e poi vanno a pisciarmi sulle ruote dell'auto. Poi è il turno dei bambini: tutti inzaccherati, mi si buttano addosso per darmi bacioni moccolosi mentre la mia candida camicia diventa uno straccetto per spolverarli. 
Apro il cofano per prendere la valigia e mi ritrovo alle spalle una schiera di cani e bambini, i primi lingua a penzoloni, i secondi con sorrisi sdentanti, occhi lucidi entrambi i gruppi, in attesa di chissà quale regalino che ha portato la zia befana di città!
Vado a salutare la nonna che mi offre, con l'insistenza di un fuhrer tedesco, un caffè correttissimo alla sambuca. Una cosa da stendere anche un beone professionista...e mentre sono sotto l'effetto dell'alcool mi interroga sulla mia vita sentimentale sperando che, prima o poi, qualcuno mi colga!
Salutati i genitori e scambiato qualche grugnito col fratello perennemente incazzato, viene il momento del pranzo. Una cosa leggera leggera: melanzane fritte, formaggio, mozzarelle di bufala vera, quella che muggisce dietro casa, pane casareccio, vino dolce dolce, baccalà fritto e aria fritta, sia mai che mi sciupi.
Dopo pranzo svengo, in preda ad uno sforzo digestivo immane, in giardino tra piante e fiore. Mi riprendo al pigolìo di una squadra di pulcini guidati da mamma chioccia a ravanare sotto le piante preferite di mia madre alla ricerca di qualche vermetto. Segue l'urlo di mia madre che cerca di salvare le sue piante seguita dall'assalto del cane da caccia che cerca solo un motivo per fare bordello...e poi dicono che in campagna ci si annoia!
A fine serata, persa nella pace, tra un frinire di grilli e l'abbaiare di un cane dispettoso, mi soffermo a guardare le stelle. In città sarebbe impossibile riuscire a vederle. Mi sdraio a letto, nella luce di una piccola lampada, e mi godo silenzio, pace e lettura. A volte la pace sta a due passi dal cuore.

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