domenica 13 febbraio 2011

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Avete presente un’anima in pena? Ecco. Questa sono stata io oggi.
Mi sono vegliata al suono del cellulare e ho iniziato a vagare per la casa (insomma, diciamo pure per la stanza). Mi sentivo come un criceto sulla giostra: senza senso. Fuori il tempo indeciso virava dal sole alle nubi in maniera ripetuta rendendo uggioso il mio umore già, per sua natura, ombroso.  In un impeto di “voja de lavurà” ho pensato di iniziare a fare qualche scatolone. In fondo, che trovi o no un’altra sistemazione, quest’attuale ha senz’altro una scadenza e quindi è opportuno che muova il mio vetusto culo per sloggiare.
Ho iniziato dalle scarpe. Io non sono una shopaholic, anzi. Compro tutto all’essenziale. Per quanto trovi abiti e scarpe divini, non provo alcun piacere nel collezionarne a centinaia. Di solito di fronte ad un capo allettante finisco sempre per chiedermi “Ma davvero andresti in giro con questa gonna girofica? Ma davvero pensi di essere capace di camminare su questi trampoloni? Ma dove vai con quella maglia tutta scollacciata!!!!”. Insomma, se di primo acchitto vien fuori la fimmena che c’è in me, all’atto di comprare vien fuori il mio spirito da nonna in pensione.
 Se un’amica è arrivata a dirmi che “In confronto  a te Madre Teresa era una civettona” consigliandomi di:
truccarmi
vestirmi in maniera più femminile
tagliarmi i capelli
farmi le unghie come Crudelia Demon piuttosto che come Pippi calze lunghe
significa che, molto probabilmente, rispetto agli standard attuali di femminilità, io mi sono fermata a qualche secolo fa, diciamo pure all’età della pietra!
In un epoca dove si pratica lo sbiancamento anale, per me è già un’impresa titanica la depilazione totale. Fondamentalmente sono una fanciulla acqua e sapone. Nel senso che uso veramente solo acqua e sapone per lavarmi. Oltre un bagnoschiuma profumatissimo, a differenza delle altre donne, non uso lozioni miracolose composte di miscele termali arricchite agli oli vegetali, con placenta di bertuccia asiatica, ai fiori di loto raccolti nel giardino dell’imperatore del Giappone, con poteri antiradicali, antitumorali, anticellulite, sgrassanti e antiruggine. I miei capelli sono naturali, del colore che natura mi ha dato. Trattati solo con shampoo e balsamo, ricorro al parrucchiere circa una volta l’anno. Essendo liscissimi non hanno bisogno di piega e, usando rarissimamente il phon, non hanno doppie punte e mantengono una luminosità invidiabile (tiè!). Il massimo della mia cura, dopo una doccia, è carezzarmi di tanto in tanto con una crema profumata. La mia preferita è un mix di mirra e vaniglia. Il trucco per me è un mistero. A parte il kajal, non ho idea di come si stenda un fondotinta o si usi un ombretto. Le poche volte che mi sono cimentata nell’impresa di truccarmi, ho raccolto una serie di sguardi perplessi. Sarà forse il caso che segua un corso? Il mio abbigliamento è molto semplice: un jeans e una camicia/maglioncino. Ai piedi scarpe con tacco leggero. Solo in occasioni importanti indosso tailleur e tacchi alti.
Ciononostante, nel cercare di mettere negli scatoloni abiti e scarpe è venuto fuori il delirio! Scarpe di ogni tipo e razza. Ma quand’è che le ho comprate? Io non ricordavo nemmeno di possederle! In un attimo la stanza è diventata un ammasso informe di scarpe di ogni specie. Peccato che, in tutto questo amba aradan, la voglia che mi aveva spinto a preparare le scatole per il trasloco si è spenta senza speranze.
Sconfortata ho preparato una torta al cioccolato che non mangerò.
La mia stanza sembra il mercato di Piazza Vittorio.
Parola d’ordine: apatia.

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