giovedì 21 aprile 2011

Cadono parole come pioggia sulla strada, forse verrà domani il sole che le asciuga.*

Silenzio. Finalmente. Tutti sono usciti e mi godo avidamente quest’attimo di silenzio.
L’ultimo mese è stata una corsa a perdifiato nella speranza di raggiungere una meta che, ahimè, è ancora lontana.
Psichicamente e fisicamente mi sento un puff fantozziano: goffa e pericolosamente labile.
Nel toccarmi, gli Altri, sembrano poter affondare nelle mie carni e plasmarle secondo proprio gusto se non che, nell’atto di adagiarsi, la mia instabilità si manifesta anarchicamente mandando all’aria i malcapitati.
Del puff conservo inoltre, e soprattutto, la fisicità: a sera, rientrando a casa, mi rovescio sul divano come Cosa informe e sento moltiplicarsi i trent’anni per tre senza alcuna pietà.
Il mio umore è una maschera bifronte: da un lato tanta voglia di gioco, dall’altro rimestamenti viscerali degni di un Jacopo Ortis de noantri. Coesistono in modo conflittuale, entrambe vere, entrambe attuali, entrambe con la voglia di essere uniche.
Che poi non si dica che mi faccia mancare niente.
Mi porto dietro me come un bagaglio ingombrante. Pur amando la mia complessità e diversità, provo fatica e rabbia nel vivere le mie pulsioni. Amo il mio sentire profondo eppure odio la sua intensità, il ferirsi con le parole come se fossero armi affilate, respirare profondamente nel cercare di mandare giù bocconi amari come fiele.
Eppure non potrei mai rinunciare a quell’attimo in cui, in piena crisi, chiudo gli occhi e richiamo alla mente un’immagine, un suono, una parola e rivivo i momenti piacevoli con la stessa intensità in cui sono avvenuti.
E quindi oscillo, come da bambina, su un’altalena di emozioni. Le mani ben salde sulle corde, la gonna svolazzante nell’aria, il sole negli occhi e un sorriso saldo, sempre desiderosa di una spinta più forte che mi faccia volare, combatto con la paura di cadere, ma orgogliosa delle mie ginocchia sbucciate vado avanti che la paura è l’unica cosa che bisogna temere.

*il titolo fa riferimento alla canzone "Domani" degli Articolo 31

2 commenti:

  1. eh già.
    due giorni fa sono caduta da un albero.
    serie di graffi nell'incavo del braccio e un bel paio di lividozzi.
    ilarità gioconda, vita ancora irrisolta.
    e pensare che sto per compiere 25 anni.

    Ma la paura anche, alla fin fine, sarà da perdonare, prima o poi.

    RispondiElimina
  2. Hai ragione. In fondo la paura è un ostacolo che dobbiamo sforzarci di saltare. Ogni salto trasforma il timore in esperienza.

    Auguri per il prossimo traguardo!

    RispondiElimina