venerdì 19 febbraio 2010

Polvere

Toc Toc? Posso entrare? solo un minuto, giuro.
Mi siedo un attimo, ho bisogno di riprendere fiato. Solo ieri era...uhm, credo di essere rimasta a sabato scorso. Accidenti, è già passata una settimana. Possibile che non me ne sia accorta? Ogni giorno mi sono ripetuta che l'indomani sarei venuta a scrivere - che nella testa frullano post come foglie in un alito di vento. Poi l'indomani è passato, e l'indomani successivo ancora. E io non c'ero. Non solo qui. Non ero presente nemmeno a me stessa altrimenti come spiegare questo tempo volato senza che me ne accorgessi?
Mi rendo conto che la mia vita è diventata un'enorme scatola cinese con dentro migliaia di altre scatole cinesi via via di dimensione decrescente. Man mano che la scatola più grande fagocita quelle più piccole diventa determinante e condiziona quella che posso ancora chiamare "la mia vita". Questo è un periodo abbastanza complesso che, nonostante i fattori di disturbo, procede come un'onda periodica. 
Il mio lavoro abusa di me, lo confesso. Violenta i miei desideri e si prende tutto il buono che ancora il tempo non mi ha portato via. Entro in queste stanza al mattino ed esco a sera ormai tarda. Torno a casa con gli occhi gonfi di stanchezza e tanta rabbia perchè un altro giorno è passato, un altro giorno di vita in meno, altre 24 ore senza che siano state vissute. Eppure mi sento in colpa a pensare questo. Perchè tutta la mole di lavoro che mi è caduta addosso come una valanga di fango e merda è dovuta al fatto che un glioblastoma un giorno è passato di qua e ha deciso di impossessarsi del primo innocente incontrato. E non c'è esorcismo che tenga.
E allora penso che io, cazzo, sono fortunata perchè rimpiango i miei giorni perduti in queste stanze mentre c'è chi piange per i giorni che stanno per finire. Ma poi razionalmente penso che anche la mia è una morte. Una lenta agonia in cui iniziano a soccombere prima i desideri, poi l'amore e l'amicizie fino a farmi diventare un omino grigrio e vuoto che si trascina tra letto e ufficio.
E quando lo penso mi sento ingrata. Sono un cane che si morde la coda.

3 commenti:

  1. Mi hai fatto tornare in mente una canzone
    bellissima di Ivano Fossati (una delle tante)
    cantata anche dalla Mannoia:

    Lunaspina

    http://www.youtube.com/watch?v=J1e7QjLbWm4

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  2. sai dangerina che penso? che devi trovare il modo di riposarti. e che dopo esserti riposata, devi trovare un altro lavoro o cambiare radicalmente il modo in cui fai questo. non ci sono scuse per il tempo perduto. hai proprio ragione.

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  3. PNV: Non conoscevo la canzone ma mi ci rispecchio in ogni singola espressione. Grazie.

    Wide: proporrei una soluzione più radicale: cambiare pianeta.

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