lunedì 15 marzo 2010

La frutta fa male

Oggi, dopo tanto, ho ripreso il tran tran nei cantieri più malfamati della città. Se da un lato la situazione soddisfa la mia curiosità, dall'altro alimenta il mio senso di inadeguatezza. Immaginate questa donna che vaga nel mondo continuamente scissa tra il desiderio di esserci e il desiderio di fuggire via, dondolando continuamente sull'altalena dell'umore...
Come dicevo, oggi ho ripreso il cantier-tour. Il primo non sapevo nemmeno dove fosse. Sapevo che era in territorio militare ma all'indirizzo che mi avevano dato c'era aperta campagna e fratte in ogni dove. E questa è una cosa che mi imbestialisce e mi manda in confusione perchè io non ho il minimo senso dell'orientamento e mi muovo solo grazie a San TomTom. E se sbaglia pure lui allora sono problemi, grossi problemi...
Diciamo che per mera questione di Fondoschiena, sono riuscita a trovare subito il posto. Non solo! non ci sono stati nemmeno problemi per fare il pass, mi hanno fatta entrare subito senza che nessuno avesse a che ridire sul fatto che una donna iperpopputa dovesse entrare nel cantiere. Di solito gli addetti ai pass non ci credono mai e cominciano a chiamare tutti, dalla donna delle pulizie fino ad Obama (o Osama per par condicio).
La facilità del procedimento mi ha messo in apprensione finchè non ho capito che il problema stava per arrivare. 
Per contratto ho una serie di problemi al giorno: se mi accorgo che non si presentano mi preoccupo perchè cerco sempre di evitare l'effetto valanga improvviso.
Come dicevo, riesco ad entrare nell'area militare e mi dirigo attraverso un ghirigori di viuzze verso il cantiere seguendo nella testa la mappa che avevo visto in ufficio. Arrivo, parcheggio e percorro l'ultimo tratto a piedi finchè...
...tadadan!!!
Una sbarra blocca l'accesso. Perfetto. Non so come passare. Comincio a girarci attorno come una mosca attorno ad un coprolite fresco di giornata. Il mio atteggiamento è così sospetto e maldestramente impedito che appare una guardia armata che, indeciso sullo spararmi o aprirmi la barra, opta per la seconda soluzione e mi fa passare. 
In cantiere la situazione è pesante come un blocco di granito su di un alluce. Non conosco gli operai e loro non conoscono me. Sono tutti stranieri: io non capisco loro e loro non capiscono me. Indugio un'oretta, analizzo il lavoro, cerco di convincerli ad usare i dispositivi di protezione individuale ma all'ennessimo "non capisco" ci rinuncio e vado via.
E la sbarra è lì che mi aspetta ancora. In giro non c'è davvero nessuno e io voglio andare via. Decido di rischiare il tutto per tutto: con passo suino mi chino velocemente e vi passo di sotto. La barra era così bassa che ci si sarebbero potuti fare i tornei di limbo. Fatto sta che un po' l'eccessiva veemenza del mio gesto, un po' lo sbilanciamento delle poppe in avanti per poco non ruzzolavo a terra. Se Netwon vedeva cadere le mele, in quel momento io stavo vedendo cadermi le pere.

3 commenti:

  1. Complimenti per il senso dell'umorismo:)

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  2. Eccoti, finalmente ti ritrovo! Bentornata!
    Spero che le cose per te si siano appianate almeno un po'. Ora come ora, e tempo permettendo, mi piacerebbe incontrarti!....è una richiesta oscena su un blog? Mi sa di sì!
    MT

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  3. Lanza: ridere di se stessi è importante!

    MT: ti rivedo qui con grosso piacere! E presto ci vedremo di persona, promesso!

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