giovedì 17 dicembre 2009

Giochi moderni


Viviamo nell'era del surrogato. E ci specializziamo in surrogati. Ricordo che qualche decennio fa, quando ero una bimba e correvo libera e felice per i prati, insegnavo a far riporto al mio cagnolone lanciandogli il mio bambolotto. Si chiamava come si chiamavo tutti i bambolotti a quei tempi: cicciobello. Era color rosa porco, aveva un ciuffetto di capelli di plastica biondo birra in testa, due simpatici occhi celesti asportabili dotati di tecnologizzatissime palpebre che si aprivano e chiudevano finchè non ci buttavi su terra che le faceva restare bloccate indefinitamente. Il corpo era tozzo e dotato di braccia e gambe asportabili. Nei modelli più sofisticati c'era anche il pistolino: da un foro osceno posto tra le labbra facevi entrare dell'acqua che usciva immediatamente dal grumo di plastica che idealmente rappresentava un pene. Insomma ce ne voleva di fantasia per giocarci ed immaginarlo come un bambino. E con la fantasia potevi farlo diventare qualsiasi cosa: un soldato ferito e sommerso di melma da salvare, un boomerang per il cane o una palla in mancanza di quest'ultima.
Beh, scusate ho avuto un'infanzia molto fantasiosa.
Oggi si vendono dei giochi che sembrano veri. Se entrate in un negozio sembra di essere nella nursery di un ospedale. I bambolotti sono identici ai bambini veri fin nelle minime rughe, fanno la pipì e la cacca e, sospetto, la facciano vera. Prendono i farmaci se stanno male, gattonano, parlano e addirittura fanno i primi passi. Se da bambina il massimo era avere un pentolino di plastica da riempire di terra per poi cercare di convincere un amico a mangiarne, ora ci sono dei mini forni a microonde, lavatrice e ferri da stiro. Presto arriverà sul mercato anche la donna delle pulizie giocattolo, ne sono certa!
Dov'è la fantasia?
Una domanda che mi riempe di tristezza. I bambini vengono privati del loro diritto ad immaginare attraverso dotazioni iperrealistiche. Da grandi i social network ci privano degli affetti reali perchè di quelli virtuali possiamo fruire quando e come vogliamo. Se è vero che ci avvicinano a gente che probabilmente non potremmo mai conoscere, è pur vero che ci allontanano da chi conosciamo già perchè il desiderio del nuovo, del diverso è sempre imperante.
E quindi continuiamo a circondarci di cose perfettamente finte. Compriamoci un cagnolino virtuale che non sporca e abbaia solo a comando. E un bel gattino che non si rifà le unghie sul divano? ma sì, facciamoci anche questo. E per i bambini più grandi c'è di meglio: donne e uomini di plastica identici se non migliori dei reali. Attendiamo con ansia che la tecnologia risolva il problema della loro passività. Amici a biffezze on line, ognuno con la sua storia da raccontare, finta anche lei come l'identità della persona che ci contatta, riempiono il nostro tempo. E fingiamo che tutto va bene. Anche la felicità si compra a buon prezzo.


Ma poi come lo si spiega ad un bambino che il latte non cresce nelle scatole ma scaturisce dalle mammelle rosee, morbide e calde di una mucca?
E se dico "lucciola" a cosa pensate?

2 commenti:

  1. Questa tua ultima domanda mi ha lasciato senza fiato: mi ricorda calde notti d'agosto, quando bambina, in un paesone di mezza montagna e ospite dei nonni, giocavo con coetanei mentre i grandi sedevano al fresco della notte. Piccoli puntini luminosi mi apparivano innanzi agli occhi ed io (ragazzina di città) guardavo estasiata e meravigliata quello spettacolo!
    Certo, da grande, le "lucciole" hanno assunto tutt'altro sapore, anche se ora il vocabolo in quel senso mi sembra in disuso!
    MT

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  2. MT: sai che ho scoperto che molti ignorano che sia esistito e, spero esista ancora, un insetto come la lucciola?

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