giovedì 8 marzo 2012

Telecronaca di un lungo viaggio in treno: parte V - l'arrivo

Arrivata a Torino ho avuto modo di sgranchire le gambe, fin troppo direi. La prima tappa è stata il bagno. I cessi della stazione di Torino sono più economici (ben 20cent di meno) e più puliti di quelli di Termini, di contro sono più stretti e hanno una scarsissima illuminazione. Insomma, ho fatto la pipì al buio.
Sono andata all’appuntamento con in spalla un maledettissimo zaino contenente: un computer portatile, giornaletti vari, un libro, documentazione varia, una bottiglia d’acqua, più ammennicoli vari e inutili che le donne sono solite portare con sé. Non avendo sistemato bene le cinghie, mi sono trovata a portare tutto sulla spalla destra con conseguente: dolore intenso alla spalla, scomodità, capelli impigliati nelle cinghie e smadonnamenti vari. Di solito un sopralluogo per la valutazione di un’offerta si riduce a mera visione degli elaborati progettuali. Stavolta, invece, hanno voluto farci vedere davvero i luoghi d’intervento: le tettoie della stazione! Non starò qui a dire lo schiattamento da ipersalita di scale con tanto di fardello in spalla e bardature di ciccia in eccesso: ogni gradino è stato un buon proposito per dimagrire, all’ultimo ero già decisa al digiuno vita natural durante. Mi soffermerò su quella povera signora che accompagnava un uomo, il quale evidentemente non le aveva ben spiegato come sono di solito i posti in cui si effettuano i sopralluoghi. Su tacchi altissimi e scomodissimi, la sua faccia contrita mi resterà a monito ogni qual volta sarò tentata dall’indossare sul lavoro qualsiasi scarpa che non sia piatta e con la suola di gomma.
Pace ai piedi suoi.

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