giovedì 8 marzo 2012

Telecronaca di un lungo viaggio in treno: parte III - l'agenzia

Dato che la carta di credito era esaurita, ho dovuto fare il biglietto del treno in agenzia. Quella tontolonacaccamoscia che mi ha fatto il biglietto, mi ha trovato il posto più scomodo che c’è. Non per altro la chiamo tontolonacaccamoscia. Quando sono entrata in agenzia era al telefono col figlio e gli stava spiegando in quale cassetto trovare le mutande. Incurante della mia presenza, ha proseguito la telefonata per un’ulteriore quarto d’ora dicendogli nell’ordine: dove trovare i calzini, quale maglia mettersi, di spruzzare del deodorante nelle scarpe da ginnastica altrimenti in palestra avrebbe steso tutti, di mangiarsi qualcosa onde evitare un calo glicemico e, soprattutto, dove trovare le chiavi della macchina. Quest’ultimo punto mi ha steso. Al di là dello scarso rapporto con la clientela, cioè io, costretta a sentire i suoi ammennicoli privati, ti pare che una deve dire al figlio pure dove trovare le mutande? Figlio che, suppongo, non debba essere proprio un infante visto che avrebbe usufruito dell’auto…vabbeh!
Fatto sta che quando inizia a farmi il biglietto, tanto per cominciare mi sbaglia il giorno. Segue poi errata intestazione della fattura e resto dei soldi. Poi per farsi perdonare, mi dice: “adesso ti trovo un posto bellissimo sul treno, qualche preferenza?”
“Possibilmente al finestrino e con il tavolinetto per poggiare il pc.”
E così mi ritrovo, sì al finestrino, ma accanto alla porta che, ad ogni scalo fa entrare tutta la Bora di Trieste e venti affini, di fronte non ho il tavolo bensì lo schienale di un altro sedile e mi avvalgo scomodamente di un aletta predisposta per poggiare il pc.
Poi dicono che uno non si deve incazzare.

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