martedì 22 marzo 2011

Lettera.


Non siamo in guerra. Abbiamo un permesso speciale da parte dell’Onu per andare a lanciare qualche missile. Niente di che. Dormite pure tranquilli.
Solo qualche mese fa scendeva pomposamente da un aereo un certo Gheddafi, vestito da generale come in un vecchio film di guerra, amante delle tende, dei cammelli e delle donne. Noi italiani che, da sempre, siamo noti per la nostra accoglienza, ci siamo messi a disposizione a 360° (da intendersi come 4 volte a 90°) e gli abbiamo dato le tende, i soldi e qualche centinaio di ragazze da ciularsi, talmente brave che, per qualche 100 euro, si sono pure convertite all’Islam. Sia mai che ci facevamo sparlare dietro.
E’ stato trattato così bene che, piuttosto che andare a Disneyland, preferiva venire in Italia. E c’è venuto spesso! Si piazzava con tutto il circo che si portava dietro ed era un continuo di festini, leccate di culo, bunga bunga, deliri polico-religiosi, ecc. E non necessariamente questo avveniva in momenti diversi. Spesso erano un tutt’uno, tanto che, a vederli, non capivi se il circo s’era dato al porno, se il porno s’era dato alla politica o se era la politica che s’era data e basta.
Fatto sta che a noi ci garbava tanto vederlo girare in tunica per le vie di Roma. Girava tutto impettito come i padroni, un tempo, giravano in mezzo agli schiavi: ci prendeva per il culo, gli davamo qualche soldo e lui risaliva sull’aereo e se ne andava. Roba che nel medioevo l’avrebbero trovata una ridicola barbarie. C’è da dire che era anche generoso, ricordo che una volta diede pure delle onorificenze: le famose «medaglie di benemerito della Jamahiriya», come dire i migliori amici del colonnello Gheddafi. Ricordo che, tra gli altri, c' erano un certo Andreotti, un tale Dini e un sig. Sgarbi (dove si ciula, lui c’è sempre). Fu un grande onore, non c’è che dire, in fondo stiamo solo parlando di un tale che ha instaurato un regime dittatoriale ampliamente colluso col terrorismo internazionale. Niente di che.
Fatto sta che eravamo proprio contenti di essere amici col colonnello. E non perché dipendiamo da lui per gas e petrolio! Era solo questione di empatia!
Poi un giorno, accade che accendi la tv, e senti che l’Italia sta facendo da cuscinetto tra gli attacchi franco-americani e la Libia. Il che è un po’ come mettersi in mezzo ad una sparatoria e sperare di uscirne indenni. Questi attacchi, sia chiaro, non c’entrano nulla col petrolio! Sono solo attacchi umanitari. Precisiamolo subito che poi la gente è maliziosa e ripensa a quello che è accaduto con le missioni di pace in Iraq, Afganistan, ecc.
Qualcuno però si deve essere posto delle domande: se noi facciamo solo da base da appoggio ci becchiamo solo qualche missile e i profughi. Gli altri, invece, lanciando le bombe da casa nostra, hanno le mani pulite, i profughi non li vedono nemmeno e si spartiscono le risorse libiche. C’è qualcosa che non torna. Non sarà il caso che qualche aereo lo facciamo partire anche a nome nostro che magari avanza qualche barilotto di petrolio e ce lo prendiamo noi?
Fatto sta che, a oggi: mezza Libia è a Lampedusa mentre l’altra metà è su qualche barcone in arrivo; c’è un via vai di missili sulle nostre teste; i nostri politici sono contriti perché l’amicizia con Gheddy è andata a puttane (e non solo letteralmente) e molto probabilmente ci beccheremo qualche attacco terroristico (uno di quelli scampati da Bin Laden). Ma niente paura, non siamo in guerra. Dormite pure tranquilli.

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