giovedì 3 marzo 2011

Rivelazioni da Venere per gli abitanti di Marte

Nulla soddisfa una donna come un jeans che veste improvvisamente largo. I motivi sono principalmente due:
  1.   Le donne hanno sempre, geneticamente, un jeans nell’armadio di una taglia di meno. Comprato solitamente nel terribile periodo di simbiosi tra saldi e dieta, viene conservato con cura, teoricamente, come sprono a perdere qualche chilo. In realtà serve unicamente a scegliere quale umore indossare di lì alla settimana seguente: mi entra à giubilo e feste senza fine; non mi entra à lampi, tuoni, fulmini e saette!
  2.   Un jeans è una sfida con se stesse! Questo, infatti, è un capo d’abbigliamento infido. Mentre la viscosa, la seta, la lana, il poliestere, il pvc cinese o la tela di sacco, tendono a cedere, un po’ per il calore del corpo ma soprattutto per lo sforzo a contenerci, regalandoci qualche millimetro in più, il jeans non cede. MAI. Anzi, lavandolo, le fibre si restringono ancora più perfidamente!

Combinando i due punti precedenti, riuscire ad indossare un jeans di una taglia di meno, fresco di bucato, è un evento che sa di leggenda. Non conosco nessuno che ci sia riuscito a meno di affettarsi mezza chiappa di culo. E non valgono i jeans elasticizzati, che lo sappiamo tutte che prima o poi cedono le fibre elastiche!
Indossare un jeans stretto è come concentrare decine di posizioni yoga diverse nelle stesso momento. Ho visto donne contorcersi per entrare in una taglia 42, altre sciogliersi la panza con l’acido muriatico per una taglia 40. Nei casi più umani la vestizione coercitiva procede per fasi: vengono infilate prima le caviglie e, fin qui, nella maggior parte dei casi, non ci sono problemi. Successivamente si alza il jeans: il primo punto di arresto arriva al livello dei fianchi dove, per una qualche strana combinazione infausta, le cosce diventano simili a tronchi di baobab e comincia la curvatura di quel cofano che molti chiamano culo.
 Lì possono verificarsi due eventi: 1) il jeans si rifiuta di salire e vi sputa in un occhio; 2) il jeans sale faticosamente pur essendo evidentemente più stretto del vostro giro fianchi di almeno 2 centimetri. In quest’ultimo caso, la donna, dotata naturalmente di grande fiducia nei casi impossibili, comincia a saltellare sul posto tirando con forza i jeans verso l’altro. I cuscinetti di cellulite cominciano a distribuirsi su tutto il corpo soprastante per poter permettere al tessuto di salire. Dopo circa un centinaio di saltelli che manco Sylvester Stallone quando interpretava Rocky, le unghie rotte per lo sforzo di tiro, i fianchi modificati innaturalmente causa jeans incastonato nelle cicce inamovibili, la donna si ritrova col pantalone alla giusta altezza ma con tutti gli intestini e i lardelli puntati verso l’alto. Questo di solito non è un problema, anzi funge da push up naturale:  vi ritrovate in un attimo in un jeans strizzatissimo di una taglia di meno e le sise che stanno su da sole. Poco importa se non riuscirete più a respirare e a sedervi per il resto della giornata.
…MA non è finita qui! Come voi ben sapete, signorine, all’ascolto, oltre a far salire il jeans bisogna chiuderlo!
La zip è la prima che cede. Nel senso che si da per vinta, si suicida e non si muove più.
Quello con cui bisogna vedersela è il bottone. Quel fottutissimo bottone di metallo.
Se il jeans proprio non si può chiudere si capisce subito: se tra il bottone e l’asola c’è uno spazio vuoto di 5 centimetri è inutile che tirate. C’è poco da fare. O tagliate la panza o tagliate la panza. Rinunciate e basta. Gna potete fa.
Se, invece, tra il bottone e l’asola c’è una distanza di un centimetro circa, potete provare a lottare prima di perdere le speranze. Le tattiche vincenti sono, di solito:  1) tirare la pancia così tanto in dentro da svuotare, non solo i polmoni, ma anche la milza, il fegato e il pancreas. E’ una tecnica che funziona ma rischiate un’emorragia interna entro i successivi 5 minuti; 2) stendersi sul letto sfruttando l’effetto di gravità che permette alla pancia di rientrare un poco. Funziona ma non riuscirete più ad alzarvi dal letto a meno di ritrovarvi la cinta incastonata tra le costole.
 In entrambi i casi siete delle armi a tempo: quando meno ve lo aspettate il bottone esploderà uccidendo la prima persona che capita a tiro.
Con questo non voglio invitarvi a gettare le speranze! Nei libri di storia, si narra infatti, che può accadere che, provandovi quel vecchio jeans mai indossato causa disavanzo di massa grassa, vi entri magicamente, vi scivoli sulle gambe come un guanto, si abbottoni senza fatica e … vi vada un po’ largo. Se questo dovesse accadere anche a voi, sappiate che:
  •    State sognando;
  •  Siete stati a Lourdes;
  •  Vi hanno sostituito durante la notte con il vostro clone più magro;
  • Vi hanno sostituito il jeans con uno più largo;
  •  Il macellaio sotto caso vi ha tolto du’fettine de culo;
  • Siete dimagriti.

Indovinate a me cos’è accaduto?

2 commenti:

  1. nel mio armadio, jeans di taglie progressivamente più grandi ma sempre inferiori a quella attuale si stanno accumulando uno sopra l'altro. sic...

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